Le ferie di mio marito si sono concluse e abbiamo potuto fare solo alcune, seppur belle, gite. Ma i figli scalpitano, vogliono fare quel giro di più giorni ipotizzato. Certo, ormai Francesco ha 14 anni e Giulia 9, ma sapremo affrontare da soli, senza l'esperta guida di papà, percorsi sconosciuti o possibili inconvenienti? Con questi dubbi, e previsioni del tempo un po' incerte, partiamo. Lasciata la macchina
a Carona, saliamo coi nostri pesanti zaini verso il rifugio Laghi Gemelli. Giunti al lago Marcio, abbandoniamo il troppo affollato sentiero e svoltiamo verso il lago del Becco. Che posto ameno! Il sole ci invita alla sosta ma il lungo cammino ci consiglia solo un breve riposo accompagnato da un meritato pezzo di cioccolato. La nostra meta è la baita Cernello, ma dal passo di Aviasco in poi la zona ci è del tutto sconosciuta.
Giulia comincia ad essere un po' stanca, e così, al termine del lago Colombo, ci fermiamo a mangiare. La giornata è ancora bella ma lascia presagire un cambiamento: e allora, gambe in spalla! Nella salita al passo incontriamo un signore con due amici anche loro diretti alla Cernello. Ci assicuriamo della possibilità di dormire perché siamo partiti senza questa sicurezza non essendo riusciti a reperire il numero della baita: sembra incredibile nell'epoca della globalizzazione! Molto gentilmente, il signore ci offre di andare con loro e così ci accodiamo. Il cielo ormai grigio ci consiglia di portare la mantelle sul davanti dello zaino. Andare in montagna col sole e il cielo terso ti carica di energia e ti da sicurezza, ma col cielo grigio ha un fascino che ti resta nel cuore. Così l'immagine del lago Nero e la presenza, a debita distanza, di un gruppo di stambecchi, è ancora viva nella mia mente.
Sono le 15,30 e piove a dirotto guastandoci il piacere di percorrere questa valle aspra e solitaria: non abbiamo incontrato nessuno e solo qualche pescatore è apparso ai bordi di alcuni dei numerosi laghi. Il sentiero è comodo e vario, i saliscendi sono continui ( e per noi un po' faticosi), ma c'è anche un brevissimo tratto con gradini scavati nella roccia e catena che piace a Giulia. La deviazione ad un piccolo ma stupendo lago, consigliataci dal nostro esperto accompagnatore, ci fa apprezzare ancora di più
questa gita. La pioggia, a tratti ancora più intensa, e le nebbie sempre più basse non ci lasciano intravedere l'arrivo. Ma ecco,
la pioggia cessa, si apre uno spiraglio di sole nel cielo ed illumina la baita da cui ci separa ormai solo un breve ponte. Con la beffa del sole
al tramonto , e pensando, ahimè, al detto, siamo giunti alla meta. Giulia è molto stanca e anch'io, lo confesso, non sopporto più lo zaino.
Ora proseguiamo verso il rifugio Calvi, ormai in paesaggi noti. Dopo un frugale spuntino, decidiamo di andare a trovare l'amico Enzo del rifugio Longo, e, visto il cielo, preferiamo percorrere il sentiero basso. Giunti alle baite d'Armentarga, il cielo è cupo e l'aria umida. Sono le 14 e piove a dirotto. Ormai le mantelle sono a portata di mano, e, come sempre, quando giungiamo al rifugio, ricompare il sole. Al Longo ci sentiamo a casa e il giorno seguente ritardiamo la partenza. Ciò ci è fatale: alle 12,30, al rifugio Città di Sesto, la pioggia ci inonda: e già, non c'è due senza tre. Siamo costretti a fermarci più volte sotto gli alberi per ripararci un po', però cantando e ridendo continuiamo a scendere. Giulia è la più conciata: l'acqua le scivola lungo la cerata inzuppando i pantaloni al ginocchio che, a loro volta, lasciano cadere enormi gocce sulle calze e dentro gli scarponi. Anche dalla frangia l'acqua gocciola e sembra un madonna piangente.
Ma la macchina e un cambio asciutto non sono lontani e a Carona, per ora, non piove. Non era la prima volta che andavo in giro da sola coi miei figli, ma sempre per città o zone urbanizzate. Questa in montagna è stata la prima volta e credo non rimarrà isolata: nonostante lo stato di tensione in cui ti trovi quando sei in giro con loro perché ciò che ricordi semplice, privo di rischi o vicino ti appare ora pieno di pericoli o irraggiungibile, le sensazioni che condividi, le scelte che operi, gli incontri, ti avvicinano e te li fanno sentire vicini. Credo siano pochi i luoghi (oltre a quelli di fede), la cui frequentazione insieme ad altri, ti dia sensazioni così profonde e condivise. Speriamo solo che il prossimo anno il tempo sia migliore!
Edi Galluzzi Valtorta anno 1953 nell'alta valle della Stabina è l'ultimo paese. Valtaleggini all'estero l'archivio del comune di Taleggio offre testimonianze dell'espatrio. La Valle dell'Olmo Si perde nei ricordi di bambino la suggestione di un legame con la Valle dell'Olmo. SIC della Valle Brembana con il termine SIC, si indicano i Siti di Importanza Comunitaria. San Francesco in Valle Brembana una storia seminedita della nostra montagna. Valle Sambuzza e Pizzo Zerna con la macchina saliamo verso Branzi, Carona e Pagliari. Festa della Montagna a Pusdosso su questa "corte" si affaccia una piccola e graziosa chiesetta. Piazzatorre ai primi dell'ottocento sicuramente interessante sapere come era Piazzatorre nel secondo decennio dell'Ottocento. Piazza Brembana ai primi dell'Ottocento Piazza, piccolo villaggio ma signorile, capo-luogo del distretto VIII. Montagna allegra quando si parla di montagna., riaffiorano, nei miei ricordi, tre episodi legati tra loro dall'ambiente. Fauna delle alte quote nei tempi passati, quando le esplorazioni di nuovi territori e le scoperte di nuove specie. Carlo Ceresa Ambrogio Ceresa della Valsassina e Caterina Maurizio di Oltre il Colle, trasferitisi a San Giovanni Bianco. La montagna che produce il corso superiore del Brembo era già stato oggetto di studi fin dal 1905. Casa Bottagisi a Redivo estate 1995, in una bella e calda serata, ad Averara. I Bergamini – I Malghesi dall'alta Valle Brembana, Valtaleggio e Valsassina dove da sempre caricavano gli alpeggi. Ultimo assalto dopo tre lunghi anni di guerra passati in tragiche immobilità di fronti di combattimento. Sussia abbandono o rinascita. Sussia e' un' antica frazione sopra San Pellegrino Terme raggiungibile percorrendo un'ora di mulattiera. Gli Alpini in alta Valle Brembana dopo il primo conflitto mondiale del 1915-18 gli Alpini dell'alta Valle Brembana. Il Fiume Brembo a differenza però del Serio, il Brembo fuori della sua valle attraversa un tratto più breve di pianura bergamasca. Il Monte Ponteranica e i suoi laghetti quante volte ci siamo chiesti il perché del Monte Ponteranica attribuito ai due suggestivi Laghetti. Monte Cavallo è proprio di una piccola finestrella situata sulla facciata Nord. Vita nel Rifugio Benigni ...è una giornata tiepida, il sole splende e la vista sulle montagne della Valtellina. Il Cervo patrimonio faunistico della nostra Valle Brembana. Annuario C.A.I. alta Val Brembana di Edi Galluzzi |