Rifugio Benigni - E' vero che a 2222 metri non fioriscono i gerani?
di BRUNA ALLIEVI Piccola cronaca di un rifugio Il 28 maggio 1999 è un giorno molto fortunato: è una giornata tiepida, il sole splende e la vista sulle montagne della Valtellina, sul Bernina e sul Disgrazia è incantevole (eventi, purtroppo, che si dimostreranno essere molto rari durante la stagione estiva!).
Gli amici ridono, secondo loro è impossibile che i gerani vivano a questa quota... vedremo, rispondo. Il 5 giugno è il primo giorno d'apertura del Rifugio Benigni, comincia "l'avventura" sottolineerà qualcuno durante la stagione, facendomi un po' irritare: forse che essere il rifugista, pardon la rifugista, non sia a tutti gli effetti un "vero lavoro"?! Mia sorella, nonostante la stanchezza
(è fuori allenamento, ma durante la stagione riuscirà a fare concorrenza anche gli atleti della Skyrunner) scherza, dice che questo
è il rifugio Benigni adatto a noi Allievi: in verità mi chiedo come potrebbe qualcuno alto più di 1,55 m. dormire nella nostra cameretta, ma per noi è proprio perfetta. I primi due week-end si rivelano massacranti: il magnifico, romantico (dall'alto sembra avere la forma di un cuore) laghetto Piazzotti non si è ancora sgelato e quindi all'interno del rifugio non arriva l'acqua, obbligandoci a trasformarci in Swarzenegger per uscire alla fontana a riempire le taniche, a scaldare poi l'acqua ecc. ecc. Inoltre c'è un sacco di gente: bene, penserete, ma fuori piove e all'interno del rifugio Benigni non ci entrerebbe ormai neanche uno spillo. Manteniamo però la calma, un the ed un caffè ci sono per tutti. Ed invece no: è incredibile, lo so (abbiamo poi trovato una spiegazione scientifica
e posso fornire dettagli agli interessati) ma le caffettiere hanno deciso di non funzionare, cioè di non produrre la fuoriuscita del caffè!
Ci sentiamo molto in imbarazzo, anzi decisamente interdette, ma per fortuna il nostro "magico" (è capace di sistemare qualsiasi guasto!) ispettore di rifugio riesce a sdrammatizzare ed offriamo quindi ai nostri clienti, ormai in astinenza da caffeina, un ottimo Nescafè. I giorni passano, riusciamo ad organizzare meglio il lavoro, capiamo finalmente quante ore sono necessarie per far bollire un pentolone di acqua a questa quota, quale è la strategia migliore per accendere la stufa senza causare tosse e bruciori agli occhi dei clienti,come non urtarci quando ci troviamo in più di una persona in cucina (in alcuni episodi precedenti infatti si sono registrati alcuni infortuni: ad es. pentola caduta sull'unghia
del piede, diventata poi violacea, testa della lavapiatti che puntualmente batte contro lo spigolo dello scaldaacqua, pile di vassoi che si spostano
"da soli" rovinosamente). Sistemati gli ultimi dettagli pratici non ci rimane che accogliere i visitatori con un sorriso, ma sperando che ciò non avvenga la mattina troppo presto! Ho scoperto invece che molta gente soffre di insonnia e viene in rifugio Benigni per fare la colazione, non il pranzo! Fa comunque molto piacere ricevere notizie dal mondo "in basso" in tempi così veloci e soprattutto senza dover spendere i soldi per il giornale.
Questa nostra caparbia capacità di autoconvinzione rispetto al miglioramento delle condizioni meteorologiche sarà la nostra ancora di salvezza per non indurci in depressione a fronte di ciò che invece è avvenuto: non sono mai stata una persona ossessiva, ma questa volta li ho contati: solo 16 giorni di sole nel periodo dal 25 giugno al 12 settembre! Un piccolo momento di cedimento ammetto però di averlo provato quando, causa maltempo (o meglio dire pessimo / orribile tempo) è stato annullatoli passaggio del Cammina Italia: ciò non solo perché avevamo preparato cibo e leccornie in abbondanza, ma soprattutto perché sarebbe stato motivo di orgoglio e valorizzazione, per il nostro rifugio e per la nostra valle, il passaggio di uomini che stavano collegando simbolicamente, con il loro passo l'Italia intera, rappresentando la passione per la natura e per l'ambiente montano in particolare.
Per fortuna, anche nei giorni in cui solo poche anime avevano il coraggio di salire in rifugio ("uomini veri", nullafacenti o pazzi scatenati con quel tempo da lupi?) gli stambecchi non ci hanno mai abbandonato, presentandosi con eleganza, silenziosità, e discrezione, puntualmente, il mattino ed il pomeriggio tardo. Queste doti purtroppo non sempre appartengono a tutti gli esemplari del genere umano, i quali scambiano il rifugio per un deposito di rifiuti (forse che il rifugista li porti a valle con un aviojet!?) oppure il patio sotto e vicino al portico per un posacenere (forse che qualcuno oserebbe buttare i mozziconi di sigaretta nel proprio giardino?). Fortunatamente esiste invece una maggioranza di esemplari molto educati, comprensivi ed a volte anche disponibili a prestarsi spontaneamente per il recupero dei rifiuti a valle ed anche … per tagliare la legna … vista la stazza della rifugista … D'altra parte bisogna lasciar credere al genere maschile che ha ancora un ruolo unico ed insostituibile! Il comportamento degli escursionisti di fronte alla nostra gestione al femminile (oltre alla presenza costante della "sorellina" anche le altre aiutanti sono state tutte donne) è direi esilarante: salutano cortesemente, si guardano intorno con aria spaesata, cercano disperatamente un uomo a cui chiedere informazioni, si rassegnano a fare la figuraccia di chiedere dove sia il rifugista (per loro "maschio") e rimangono poi stupiti di fronte alla risposta di mia sorella che, tenendosi la pancia dal ridere, mi indica. Acciderbolina (sono una rifugista "donna" e probabilmente non posso usare altre esclamazioni più colorite), eppure indosso il grembiule con la scritta ricamata (un tocco di femminilità non guasta in questo luogo di uomini veri) "Rifugio Benigni"! Come fanno a non capire chi è il capo qui? Le ragazze, nonché mie sguattere, mi scherzano, dicono che è solo questione di altezza. Faccio finta di non capire: l'altezza del rifugio Benigni o … la mia? Il maltempo continua anche a fine agosto ed a settembre. Tutti, amici, ex colleghi, turisti che telefonano alle 6 del mattino per sapere "che tempo fa" dicono di invidiarci: siamo in mezzo alla natura, respiriamo l'aria buona, non siamo stressate ecc. Non a tutti osiamo dire che ormai da molti giorni non vediamo neanche il pennone della bandiera e che probabilmente quando torneremo avremo bisogno di una cura per togliere l'umidità dalle ossa. Nonostante il tempo, dichiaro che non dobbiamo fossilizzarci e costringo mia nipote ad uscire almeno una volta al giorno dal rifugio Benigni: andiamo a fare il giro del lago con annesso percorso didattico su facili boccette per l'apprendimento del movimento di arrampicata. Ci divertiamo un sacco, ma comunque capisco che ritenga che ormai la zia abbia dei problemi dovuti alla troppa permanenza in quota per voler uscire con queste condizioni di tempo. Comunque, se ci penso bene, la passione per la montagna mi è nata anche in questo modo: con i miei genitori e fratelli su e giù per i sentieri, spesso con il tempo bello, ma molte volte prendendo degli acquazzoni ed un freddo memorabili! La scelta di questo tipo di vita e lavoro comprende l'accettare e soprattutto il "rispettare" gli eventi della natura, le condizioni meteorologiche al di là dei nostri desideri, lo scandire il ritmo della giornata tenendo conto delle ore di buio e di luce, l'apprezzare anche in condizioni di tempo non ottimali la bellezza della montagna, la forma delle nuvole nere che si avvicinano, la pioggia che improvvisamente si trasforma in grandine, il suono del vento forte intorno al rifugio, il profumo dell'aria fredda al mattino, i torrenti che si ingrossano e diventano scie bianche dove di solito non scorre mai l'acqua … due arcobaleni uno sopra l'altro sullo sfondo del Valletto. E i gerani? Sono sempre stati sui davanzali delle finestre, quindi esposti a tutte le intemperie della stagione; nel momento in cui sembrava potessero riprendersi e fiorire, avveniva l'ennesima bufera e relativo allagamento, ma ho continuato a curarli ed a parlar loro (le ultime tesi scientifiche confermano la validità di questa procedura). Qualcuno direbbe "errare humanum est, perseverare diabolicum est" ed invece i miei gerani a metà settembre hanno cominciato a rinascere ed alla chiusura della stagione, avvenuta il 1° novembre, giornata finalmente limpida, con un sole caldo e stupendo, mostravano ancora i loro fiori rosso imperiale! Bruna Allievi Sussia abbandono o rinascita. Sussia e' un' antica frazione sopra San Pellegrino Terme raggiungibile percorrendo un'ora di mulattiera. La storia della Valle Brembana il primo fu Antonio Baroni, la celebre guida di Sussia. Via Mercatorum il Turismo è ambiente, cultura, scoperta e curiosità: le montagne della Valle Brembana. Insediamenti in Valle Brembana vorrei esporre le mie idee riguardo alla popolosità dell'alta Valle Brembana. La nostra Valle Brembana la radio ce l'hanno in pochi, quasi nessuno. Ma la notizia corre subitanea su e giu' per le valli. Monte Cavallo è proprio di una piccola finestrella situata sulla facciata Nord. Vagabondando Brembano cammino, nessuno sulla montagna, nessuno per la Valle Brembana. Le mani sulla roccia se non ero in Grigna, ero in Val Brembana dove i miei avevano una casetta per le vacanze. Il Cervo patrimonio faunistico della nostra Valle Brembana. Riannodando quale vecchio filo fu mentre salivamo per la valle di Armentarga al passo di Valsecca verso il rifugio Brunone. Escursione al Monte Aga ci alziamo di buon ora, la nostra meta quest'oggi è il Monte Aga in alta Val Brembana. Contadini e valligiani gli enormi predù che fanno da tetto agli antichi ricoveri della Valle d'Inferno. Sassi in Valle Brembana la prima volta che mi trovai con le mani sulla roccia fu quando mio padre mi portò sulla "Baroni" al Diavolo. Pagliari, la memoria nella pietra un Borgo Antico, fra i meglio conservati nella sua architettura rustica. Un tuffo nel passato chi in queste poche righe cerca la cronistoria della Sottosezione alta Val Brembana. Antiche vie di Comunicazione parlare ancora oggi della "Via Priula", dopo le numerose ricerche storiche. |