Nell'estate 1995, in una bella e calda serata, ad Averara venne presentata ed illustrata al numeroso pubblico presente, un'importante ricerca storica, effettuata da Gualtiero Oberti e Kathia Arfani e pubblicata in un piccolo ma interessante volume dal titolo: "Casa Bottagisi a Redivo". Le parole dell'allora Sindaco di Averara, durante il discorso di apertura di quell'incontro culturale, riportarono giustizia all' ex "Casa Bottagisi", considerata da molti ed erroneamente l'ex "Dogana Veneta". Egli richiamò anche l'attenzione sui bellissimi portici, recentemente affrescati, con gli stemmi delle famiglie locali e preesistenti all'avvento della Repubblica Veneta, quando la Valle di Averara era autonoma e governata da propri Statuti. Riportiamo qui di seguito alcuni stralci del testo di Gualtiero Oberti, molto significativi ed interessanti. "Innanzitutto "Casa Bottagisi", in quanto, allo stato attuale delle ricerche, non è assolutamente possibile individuare nell'edificio di Redivo la sede della "dogana veneta". A tale proposito è curioso notare come in molte recenti pubblicazioni venga assegnato alla fabbrica il ruolo di "dogana", generalmente in una breve didascalia a commento di un'immagine fotografica, ma non si fornisca al lettore alcun chiarimento capace di spiegare i motivi di tale attribuzione. Si tratta evidentemente di una forzatura. Ispirata forse dal desiderio di coronare con un ulteriore ed importante monumento un centro antico già ricco di pregevoli testimonianze del passato. La storiografia ha destinato sempre grande attenzione allo studio della viabilità tra la Repubblica Veneta e i Grigioni e così è stato anche in questi ultimi anni ed in particolare in occasione del quarto centenario del ridisegno dell'importante via di comunicazione rappresentato dalla "Strada Priula".
L'unico invece che si è occupato in maniera specifica, all'interno di uno studio di più ampio respiro, del grande edificio di Redivo è Luigi Angelini nel suo "Arte minore bergamasca" dato alle stampe per la prima edizione nel 1947. Il suo lavoro apre proprio con una planimetria del centro storico di Averara nella quale è ben evidenziato, al pari della già famosa strada porticata, un edificio cinquecentesco, disposto sul fondovalle e in fregio alla strada per San Marco, indicato come la sede dell' ex dogana veneta. L'Angelini considera quello di Redivo un edificio di particolare interesse storico e architettonico. Mentre la maggior parte della pubblicazione è infatti costruita su una ricchissima e appassionata carrellata di schizzi di prima mano, diretti e immediati, realizzati dall'autore nel corso del trentennio compreso tra gli ultimi anni della prima querra mondiale ed il 1947, dell'edificio di Redivo ci restituisce un preciso, anche se sommario, rilievo. E che non volesse proprio saperne di iscrivere "casa Bottagisi" tra le "dogane venete" è testimoniato inoltre dal fatto che, benchè in "Arte minore bergamasca" esista uno specifico capitolo destinato a queste architetture, nel quale troviamo descritta in dettaglio quella di Mezzoldo, l'Angelini non faccia alcun riferimento all'edificio di Redivo, ma si limiti a segnalare la presenza di una dogana lungo la vecchia strada carrale della Val Moresca. In assenza di qualsiasi documento d'archivio in grado di illuminarci sulla fortuna critica della fabbrica, è proprio dalla lettura attenta del nostro proto-documento, "casa Bottagisi" appunto, dall'analisi della stratificazione storica e della tessitura muraria, dallo studio dell'ammorsamento dei setti verticali e del sovrapporsi delle aperture che emergono suggerimenti utili per determinarne la stratificazione temporale. Il punto di partenza del processo evolutivo di "casa Bottagisi" è forse individuabile nello spigolo forte, realizzato con pietre squadrate disposte con passo regolare e alternato e di altezza costante, che si rileva sotto il portico lungo lo stipite destro della porta più a sinistra. Esisteva con ogni probabilità un manufatto di dimensione più contenuta e la netta soluzione di continuità non lascia dubbi sul fatto che la nuova costruzione, nel suo farsi, si sia avvalsa di questa preesistenza, inglobandola in un unico nuovo edificio. Se poi consideriamo la compiutezza e la simmetria che regolano "casa Bottagisi", e da questo si evidenzia la natura colta del progetto, non possiamo avere alcun dubbio sul fatto che nel disegno complessivo del fronte interno sia stata posizionata l'apertura sinistra a diretto contatto dello spigolo preesistente e si sia poi proceduto nel senso opposto, con passo regolare e simmetrico, nel definire la posizione delle altre aperture: binate quelle centrali, ancora singola quella all'estremità destra. La facciata risulta comunque arricchita dai due avancorpi in muratura che racchiudono a tenaglia, secondo un curioso disegno a scalare, un ampio varco a tutta altezza, ora magnificamente scandito dai contrasti cromatici e dalle trame del gioco delle scale in legno. Un fatto importante e da evidenziare fu che, a breve distanza dalla prima edificazione qualche motivo abbia reso necessario un ampliamento della "casa Bottagisi": forse per contrastare la nuova via dei traffici che stava formandosi a fondovalle o forse per l'improvviso sviluppo che aveva assunto la frazione di Redivo dopo la definizione della relativa "Quadra" e la necessità di realizzare nuovi spazi per accogliere uomini e funzioni. Diversi indizi fanno pensare che il famoso e affascinante disegno delle scale in facciata sia un'invenzione per certi versi abbastanza recente e che, benchè la distanza tra le due arcate sia appena sufficiente a far passare una rampa di scale, fatto questo che potrebbe lasciar supporre che l'ampliamento a Sud fosse stato realizzato proprio per la necessità di liberare il più possibile il porticato al piano terreno, i collegamenti verticali si trovassero fino a metà del secolo passato, proprio all'interno del portico. Che "casa Bottagisi" sia poi stata sede della "dogana veneta" o residenza di qualche ricco mercante e che sia stata trasformata nei secoli e adibita ad edificio rurale, poco conta. La cosa più importante è che ci troviamo di fronte ad una costruzione di prima grandezza, ad un manufatto in grado di testimoniare la cultura di un popolo e la capacità di questo di dialogare con il passato producendo a sua volta nuove importanti pagine di storia. Nadia Piccamiglio ( Noi sappiamo che un edificio simile a questo come struttura esterna, con le scale in legno, esiste a Primaluna in Valsassina, a poca distanza dalla Chiesa Presbiteriale. Riteniamo pertanto che la casa Bottagisi ne sia una copia). |