La qualificazione "bergamasco" - che richiama una città, un territorio imperniato su una città, un popolo, una cultura - aggiunta volutamente al nome del fiume ci invita a considerare non solo il fiume medesimo e la sua area di afferenza, pur meritevoli di grande attenzione per i loro particolari assetti ed equilibri, ma anche e in special modo il ruolo del Brembo nel più generale contesto territoriale bergamasco, relativamente sia al quadro fisico sia al quadro antropico.
A differenza però del Serio (fiume che, ricavata la sua origine dalla stessa catena orografica e attraversata la sua vallata, ha forza per sviluppare un lungo tratto del corso anche sulla pianura e passare così al territorio cremasco per il quale pure diventa elemento generatore di storia e connotativo di identità), il Brembo fuori dallo sbocco della sua valle attraversa un tratto più breve di pianura tutta bergamasca, fino alla sua foce in Adda. Risulta pertanto propria la qualificazione "fiume bergamasco", qualificazione che qui viene proposta, non tanto per sottolineare una mera pertinenza territoriale e tanto meno per ribadire settoriali o riduttive divisioni d'ambito o localismi destrutturanti, quanto per far risaltare la complessità dei nessi, l'articolazione degli esiti che danno luogo a una spiccata fisionomia.
Dal crinale orobico principale, che delimita un buon tratto del versante idrografico sinistro della grande valle dell'Adda (la Valtellina), si spicca verso mezzogiorno una serie di convalli, disposte quasi a ventaglio, modellate e percorse da fiumi che si compongono poi per convergere in un unico solco e dar corpo al corso principale:
La Val d'
Ornica,
sfociante nella
Valtorta , la Valmoresca, la Val dell'Olmo, congiunte al ponte di Cugno, alimentano il ramo occidentale del Brembo; la
Valleve (o di
Foppolo ) e la Valle di
Carona, a loro volta riunite all'altezza di Bàresi, con l'apporto poi della Valsecca, alimentano il rame orientale. I due rami si congiungono a valle di
Piazza Brembana, dopo la piana di Lenna, e danno vita al Fiume Brembo vero e proprio. Da qui la valle principale si sviluppa con andamento di massima Nord-Sud, fino a
Zogno, per poi piegare verso Sud-Ovest, in direzione dello sbocco: valle piuttosto angusta, salvo brevi slarghi, con i versanti incombenti sul fondo per molti tratti quasi esclusivamente occupato dal letto del fiume. Lungo questo asse vallivo altre numerose convalli si innestano sul solco principale, convalli mediamente ampie e dolci nelle loro parti superiori, ristrette in aspre forre tra pareti dirupate nelle parti inferiori, in prossimità dello sbocco: sul versante idrografico destro riconosciamo la
Valle
Taleggio, la
Valle
Brembilla e la Valle Imagna, su quello idrografico sinistro la
Val Parina e la Valle dell'Ambria.
Un passo dalla Storia del Celestino, oltre a descrivere sinteticamente il fiume e i suoi affluenti, fa luce su alcuni aspetti della vita e del lavoro:
"Sorgono e corrono da diversi Monti del Bergomasco confinanti con la Valtellina, cioè da
Valtorta , da Ornica, da Incogno, e da val dell'Olmo, diverse acque; le quali unite insieme corrono un pezzo finché presso
Lenna si mescolano con un'altra acqua, che pur in uno si raccoglie da quattro principij, cioè da Cambrembo, da
Foppolo, da
Carona
e da un Laghetto posto sopra un Monte altissimo tra Sorfondra, e Trabucchello: Presso Lenna dunque mescolate insieme quelle acque formano un Fiume assai copioso, che per ciò comincia a farsi sentire molto strepitoso (…). A Taglietti riceve un'acqua pur grossa il
Brembo, e così va ingrossandosi. Poco lunge da Porchera riceve la
Parina . Sotto San Giovanni la Brembilla, che viene dalla
Val di Taleggio . Sotto San Gallo quasi dirimpeto alla sudetta riceve Val d'Antia.
A Tiolo una gross'acqua, che viene dalla
Valle Brembana Superiore. Dirimpetto quasi a
Sedrina la
Val
Brembilla. A Clunetio d'Imania, e un Fonte che vi scaturisce dentro assai copioso, il quale tal volta sarà torbido affatto, e'l
Brembo chiaro: e all'incontro si vede talvolta il Fiume Brembo tutto torbido per le pioggie, e'l Fonte limpidissimo.
Nel Fiume Brembo si pescano delicatissimi pesci. Per lo Fiume Brembo si conducono quando vengono le piene, ogni anno più di cinquecento milla borelli, che sono tronchi d'alberi d'una longhezza limitata, e si togliono tutti nelle selve delle Valli suddette, che menano acque, servono alla Città per abbruggiarsi nelle case, nelle fornaci, nelle tintorie, e in altri si fatti edifici. Vi si conducono anco migliaia di borre di abeti, e larici per le fabbriche (…). Cresce tal volta il Fiume Brembo per le nevi che si dileguano su gli alti Monti in maniera, che inondando
per tutto, superbo e orgoglioso fa grandissimi danni: e quando puranco pare humile, e quieto, spumoso urtando nelle rive, e seco tirando gran
sassi da quelle spiccati, non solamente non vuole barchette su'l dosso portare, ma di servire anco alle ruote de'molinari si sdegna".
Come tutta la più vasta area di contesto anche quella brembana è terra di antica storia. L'uomo vi risiede da tempo immemorabile, anche dentro le valli più riposte, come provato anche dalle testimonianze archeologiche, "Aree Mesolitiche dei Piani alti d'Aral e di PianValle". L'antichità del popolamento, anche qui come per la vasta area alpina e prealpina di pertinenza, non corrisponde tuttavia direttamente all'antichità delle scansioni territoriali. Nei tempi più remoti il crinale orobico principale non assume infatti funzione di demarcazione, anzi è luogo di mediazione tra i versanti, interessati da una comune cultura. Diverse gravitazioni ha invece l'area in piano. Solo con la romanizzazione e l'intenso processo di territorializzazione che vi si accompagna le valli e il piano si imperniano sulla città di Bergamo e si può pertanto parlare di "territorio bergamasco" in un senso non diverso dall'attuale. Da tale periodo tutta la valle risulta probabilmente facente parte di tale territorio, si fissano così quei "limiti esterni" settentrionali che avrebbero rivelato una particolare continuità lungo lo spartiacque principale; assumono poi un ruolo significativo anche i confini occidentali, verso la Valsassina, confini peraltro meno rigidi (questi infatti sarebbero risultati per un certo tempo interni, avendo la Valsassina stessa gravitato sul Bergamasco), sui quali si sarebbero a lungo costruiti rapporti di reciprocità. Le grandi sacche delle numerose convalli assumono ognuna una fisionomia propria, risultando alcune più chiuse, più interne, altre, pure interne, più aperte a rapporti con diverse realtà di ordine politico, religioso, economico. Proprio quelle aventi la testata verso la Valsassina sono più esposte alla pressione dall'esterno: la forte realtà milanese continuerà infatti ad esercitare un influsso considerevole.
Proprio per queste relazioni la
Valle Brembana , che per molti aspetti può essere detta come la più bergamasca delle valli, stranamente può considerarsi, almeno in alcune sue parti (e proprio in quelle più interne), come la più milanese. E da notare poi che dal tempo in cui il territorio bergamasco entra nella giurisdizione della Repubblica di Venezia (1428-1797) tutto il confine esterno verso Nord e verso Ovest del sistema delle valli brembane rafforza il suo ruolo divenendo confine di stato. Non solo: le parti più interne brembane attestate su tale confine risultano tra le parti estreme verso Occidente di uno stato che ha la capitale sul Mare Adriatico, con i relativi effetti, sulla vita degli abitanti e sull'organizzazione territoriale, dipendenti dall'una e dall'altra condizione.
Attraverso i secoli lo spazio brembano è stato guadagnato alla vita di numerose comunità che hanno occupato anche le parti più interne o più elevate, comunità mediamente dimensionate in proporzione alle possibilità offerte dalla natura, comunità che hanno via via assunto una loro fisionomia amministrativa (si pensi esemplificativamente anche solo alle comunità registrate nello statuto di Bergamo del 1331), stabilito particolari gravitazioni, dando luogo tuttavia, date le condizioni economiche tradizionalmente elementari, a una modesta gerarchizzazione di ruoli. Nella parte "oltre la Goggia" viene assumendo una certa funzione di fulcro, grazie anche alla sua posizione geografica, il centro di
Piazza Brembana ; lungo l'asse principale agiscono da perno di polarizzazione di un loro rispettivo intorno
San Giovanni Bianco e Zogno. Fra i centri posti dentro le convalli, rilevante per consistenza
Serina
a lungo centro organizzativo di un suo relativamente ampio contesto. Degno di nota l'assetto amministrativo del tempo veneziano, assetto che rivela
la complessità geomorfologica e antropica dell'area nonché la già ricordata delicatezza politica di alcune parti. Il bacino
brembano è infatti diviso in tre sezioni rispettivamente denominate
Valle Brembana oltre la Goggia,
Valle Brembana Superiore e
Valle Brembana Inferiore, con nodi amministrativi nelle località di
Piazza Brembana , di
Serina
e di
Zogno.
A queste sezioni si devono aggiungere le cosiddette Valle Separate:
Averara ,
Valtorta ,
Val Taleggio . La Valle Imagna risulta incorporata nel Vicariato di Almenno, caso a sé quello dell'area dei Brembillesi, legata alla Quadra di mezzo. Da notare l'appartenenza allo Stato di Milano di
Vedeseta e, di Brumano.