della Regione Lombardia mediante l'utilizzo di un nuovo modello di verifica di Federico Rota
Quando ho intrapreso, nel settembre del 1994, gli studi alla facoltà di Geologia di Milano non nascondo di essere stato spinto dalla passione che ho sempre nutrito per la montagna e per le attività fisiche che in tale ambiente si possono praticare. Nel momento in cui, giunto al quarto anno degli studi, ho dovuto pensare di cosa occuparmi nell'ambito della Tesi, mi sono diretto immediatamente sull'argomento neve e valanghe. La scelta è stata conseguenza delle frequenti gite scialpinistiche che praticavo da anni e della loro importanza che avevano assunto nella mia vita a livello di soddisfazioni e svago. Sono stato attirato, non in misura minore, dalla possibilità di conoscere la neve che da sempre costituisce una sorta di "enigma" per tutti coloro che si muovono in montagna. In poche parole sono riuscito, come si suol dire, ad unire l'utile al dilettevole, sperando che possa percorrere questa strada anche dell'ambito professionale. Come si intende dal titolo della tesi il mio studio si è prefisso essenzialmente il seguente obiettivo: valutare l'attendibilità dei Bollettini Nivometeorologici emessi dal Centro della Regione Lombardia di Bormio, mediante l'utilizzo di un ben preciso modello di verifica. Il lavoro è stato svolto nella stagione invernale 1998/99 e parte della stagione successiva. Sulla struttura del modello non è opportuno, a mio avviso, dilungarsi in tale sede.
Basta solo precisare che risulta costituito da quattro blocchi: prova penetrometrica e stratigrafia, prova del blocco di slittamento, attività dei rilevatori ed attività valanghiva. Seguendo diagrammi a flusso si determina, per ognuno dei blocchi, un indice, dal confronto dei quali scaturirà quello complessivo calcolato, da confrontare con quello espresso dal Bollettino in esame. Per seguire i diagrammi sopra elencati è necessario che il rilevatore sia direttamente partecipe di un'escursione scialpinistica e che in tale ambito esegua indagini dirette sul manto nevoso (prova penetrometrica, stratigrafia e blocco di slittamento), nonché attività osservazionali (attività dei rilevatori ed attività valanghiva), che permettano di avere una visione più completa della situazione nivologicain atto. I lettori avranno sentito parlare o magari visto eseguire le indagini sopra elencate. Queste permettono di venire a conoscenza dell'andamento delle resistenze del manto nevoso, della successione stratigrafica dello stesso e di numerosi parametri di ogni singolo strato. Si possono pertanto riconoscere, aiutati anche da una lente di ingrandimento, le forme dei cristalli di neve, le loro dimensioni, il contenuto in acqua e misurarne il peso e temperatura. La successiva prova del blocco di slittamento permette effettivamente di caricare una porzione del pendio in esame della superficie di 3 m2, verificandone la stabilità a livelli di sollecitazione incrementali. Queste prove, nel complesso, permettono di raccogliere numerose informazioni che si possono sintetizzare con un giudizio complessivo di stabilità od instabilità della neve. Purtroppo, i rilievi sono puntiformi e non garantiscono quindi che la situazione riscontrata sia la stessa di altri pendii od anche della porzione di manto nevoso limitrofa. Per tale motivo, la scelta del punto per l'esecuzione delle indagini è una fase molto importante che influisce sull'attendibilità dei dati ricavati, soprattutto, come nel nostro caso, dovendo verificare il Bollettino che esprime la situazione di pericolo media o maggiormente diffusa, in un determinato settore dell'arco alpino. L'utilizzo del modello, sopra descritto, in modo continuo per un'intera stagione invernale, ha permesso di giungere alle seguenti considerazioni: • E' stato possibile nel corso di tutte le 51 uscite effettuate, giungere alla determinazione di un indice di pericolo, evidenziando, in tale modo, una buona facilità di applicazione del modello ed un metodo di raccolta dati sul terreno affidabile. • Eventuali errori derivanti da considerazioni di carattere soggettivo, anche se non sono stati completamente eliminati, risultano notevolmente ridotti e legati sostanzialmente all'aleatorietà dei parametri della neve. Devo spiegare comunque che la validità del modello di verifica utilizzato non può essere dedotta esclusivamente dalle percentuali d'attendibilità dei Bollettini. La mancata verifica, infatti, può scaturire sia da errori nel Bollettino sia da errori nel modello. Sono stati individuati comunque i seguenti punti che costituiscono dei limiti ed hanno ancora un ampio margine di miglioramento: 1. Assenza di un diagramma di flusso per lastratigrafia; 2. Necessità di confrontare l'andamento delleresistenze del marito nevoso in esame con l'andamento delle resistenze standard. Questi ultimi, elaborati analizzando i profili raccolti dal CSVDI di Arabba in dieci anni di osservazioni, risultano obsoleti, poco differenziati e difficilmente esprimono le reali situazioni riscontrate nel rilievo. Per quanto riguarda la valutazione dell'attendibilità dei Bollettini Nivometeorologici, è stato possibile eseguire un'analisi statistica complessiva, i cui risultati sono di seguito riportati. Bisogna precisare, prima di tutto, che i Bollettini nivometeorologici della Regione Lombardia sono emessi dal Centro di Bormio tre volte a settimana, e più precisamente il lunedì, mercoledì e venerdì. Pertanto, le uscite effettuate nelle giornate di giovedì e sabato permettono di verificare contemporaneamente due bollettini - uno alle 24 ore ed uno alle 72 ore. E' stato quindi possibile ricavare dalle 51 uscite effettuate un numero complessivo di 66 verifiche. In 53 casi il bollettino analizzato è stato verificato, nelle restanti 13 situazioni si è ottenuto un indice di pericolo diverso (80,3% d'attendibilità complessiva). Analizzando le 13 situazioni di mancata verifica, si può notare come in 5 casi il Bollettino ha espresso un indice di pericolo superiore a quello calcolato. E' quindi stato commesso un errore sovrastimando l'indice di pericolo realmente presente: nelle restanti 8 situazioni l'errore commesso dal Bollettino è stato di sottostima dell'indice di pericolo. Per quanto riguarda le percentuali di attendibilità delle previsioni alle 24, 48 e 72 ore, è opportuno, a mio avviso, considerare i calcoli relativi alla sola stagione 1998-99. Le sole 12 uscite nella stagione invernale successiva, infatti, non permettono di ricavare delle percentuali indicative in termini tatistici. Di seguito sono riportati i risultati ottenuti: • Attendibilità della previsione alle 24 ore = 73,33 % • Attendibilità della previsione alle 48 ore = 78,26 % • Attendibilità della previsione alle 72 ore = 69,23 % In conformità a questi dati si possono esprimere le seguenti considerazioni: lascia in qualche modo impreparato la maggiore attendibilità delle previsioni alle 48 ore rispetto a quelle delle 24 ore. Questo perché, le previsioni dovrebbero essere tanto più attendibili più siano riferite ad un breve intervallo di tempo. I motivi di questi risultati possono essere ricercati in un andamento molto irregolare, dal punto di vista meteorologico, della stagione invernale 1998-99 cui si fa riferimento. Nel complesso comunque si sono ottenute delle percentuali di attendibilità sufficientemente elevate, anche per le previsioni a lungo termine. UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MILANO FACOLTA' DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI Corso di laurea in Scienze Geologiche Tesi di Laurea di Federico Rota Tratto dall'Annuario C.A.I. alta Valle Brembana |
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