I "fontanì 'la fevra" o i "fontanì dè San Carlo" (ma quante ne benedisse di acque rendendole miracolose per la cura delle malattie il grande Cardinale milanese? Sono quelle polle d'acqua nelle quali ci si imbatte percorrendo i boschi della nostra valle, fonti di acqua che i nostri vecchi consideravano taumaturgica cui si faceva ricorso per curare le malattie più disparate. E capitava pure che bevendole si riuscisse a debellare il morbo che tormentava una persona.
Acque minerali ante litteram?
Partiamo dalle fonti che non ci sono più, confinate nella memoria degli anziani, forse cancellate pure dagli "archivi viventi". Chi sa ad esempio dell'esistenza verso la metà del 1800 della Sorgente del Boer conosciuta ai tempi anche come Sorgente del Carmine e di una stagione termale di
Zogno? Il Linzogno è una delle più antiche contrade di Zogno, posta sotto la Corna Rossa, la grande "sinclinale" che caratterizza il panorama zognese sulla destra orografica della valle. Verso la metà del 1800 venne individuata una sorgente di acqua ferruginosa che si pensò di sfruttare. Al punto che venne addirittura costruito uno "stabilimento termale", un caseggiato tuttora esistente e ridotto ad abitazione privata, e per qualche anno anche
Zogno visse una stagione climatica intensamente frequentata, richiamata dalla vicinanza della già conosciuta
San Pellegrino Terme, "un'acquatica brigata" come recita una poesia di Alberto Astori che animò alcune estati. Purtroppo la fonte scomparve a causa dell'avidità unama: si scavò alla ricerca di più copiosa linfa e la natura si rimangiò il "liquido tesoro" che si inabissò irrecuperabile nelle viscere della terra. La breve stagione termale zognese diventò un ricordo, rinnovato nel transito dei landaux o "tiri a quattro" cavalli si intende che portavano i "signori forestieri" a
San Pellegrino Terme per la cura delle acque. Alzi la mano chi, non brembillese, sa di una fonte solforosa a
Brembilla.