E' da archivio storico, ormai, questa fotografia. Badate alle uniformi: sono quelle in dotazione al Regio Esercito durante la seconda guerra mondiale. Sul verso della cartolina si legge, vergata in biro rossa, la parola "Vedeseta".
E così a coloro che sono pratici della Val Taleggio non riesce difficile scoprire il posto in cui venne scattata una sessantina d'anni fa. La grata che s'intravvede alle spalle dei militari è quella della cappelletta-ossario sita nei pressi del santuario di San Bartolomeo sul poggio al centro della vallata. "Infrascripta ecclesia Sancti Bartholamei alias (una volta) erat parrocchialis dicti loci (de Videseda) sed ob populi commoditatem fuit (la parrocchiale) traslata in ecclesiam Sancti Antonii (nel capoluogo di Vedeseta)".
I quali, nelle calamità gravi, sono soliti rivolgersi alle anime di questi loro antenati affinchè impetrino conforto e soccorso dal Signore. Esemplare, in proposito, è il caso di questi soldati, alle armi dal '40 al '45. Il conflitto, quando essi si adunarono al santuario, durava ancora o già era arrivata la pace? Sulle orme dei loro padri, combattenti della Grande Guerra, invocavano protezione dai pericoli della battaglia oppure scioglievano un voto per la grazia ricevuta d'essere ritornati sani e salvi? Sentite, in mancanza di documenti, testimonianze orali e contatato che gli assertori della prima ipotesi non superano quelli della seconda, noi si propende per questa, suffragata, determinantemente ci pare, dal consistente numero di uomini in divisa. Tolti, infatti, i due carabinieri "in s.p.e." ai lati della fila (notata la fiamma d'argento sulla bustina del sottufficiale? I due uomini della Benemerita, appartenenti verosimilmente al comando-stazione di San Giovanni Bianco, oltre che per l'ordine pubblico - i sòlecc du o tri ciochetù – erano intervenuti alla cerimonia soprattutto in funzione di rappresentanti delle FF.AA.) gli altri sono una ventina: impossibile, in tempo di guerra quando le licenze si concedono col contagocce, che tanti militari si trovassero contemporaneamente in valle. Questa - comuni di Taleggio e Vedeseta - contava all'epoca 2000 abitanti. Lunedì dell'Angelo 1946, dunque, il primo del dopoguerra. L'Europa è a tocchi, ma la vie, auspice la canzone di Charles Trenet, appare consolantemente en rose. Già, messi come sono, italiani, tedeschi, inglesi, francesi eccetera che possono fare se non sperare in un mondo più sereno e rimboccarsi le maniche per ricostruirlo più prospero? Destino comune per vinti e vincitori. E in ciò la Fede aiuta.
La dura scuola delle vicissitudini e dei pericoli li ha maturati, insegnando che - specialmente in guerra - a dettare le scelte sono spesso ragioni di forza maggiore, soverchianti ineluttabilmente sentimenti e ideali personali. Sotto gli occhi curiosi e commossi degli altri pellegrini, finita la Messa, si misero in riga, come ai tempi della naja, davanti alla "Leica" di Antonino Patti, il fotografo salito appositamente da San Pellegrino. Deh come tutto sorridea quel dolce / mattin d'aprile … ad ufficiali e truppa, mentre nei prati attorno ferveva la rituale gara della "pichèta di pasquaroi" (le uova benedette, tinte in verde cupo dalla caligine del camino) e gioiosamente si dava fondo a fiaschi e stracchino. Da qualche parte un coro improvvisato aveva intonato la romanza del "cacciator al bosco".
Bernardino Luiselli - Annuario C.A.I. alta Valle Brembana - 2003 |
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