Ipotizzare oggi nel 2004 una galleria che permetta un collegamento sicuro per tutto l'arco dell'anno e che metta in comunicazione la Valle Brembana con la Valtellina non è più un'utopia. Tutt'al più non sarebbe giustificabile un così forte investimento di capitale se si vuole tenere conto di altre situazioni di viabilità della Lombardia, le quali avrebbero sicuramente la priorità sulla sopracitata opera che riveste tuttavia la sua importanza.
Proviamo comunque ad analizzare le varie problematiche sotto vari aspetti: ragioni storiche - ambientali - economiche e tecniche. Considerazioni ambientali e storiche L'arco Prealpino o delle Prealpi Orobiche sbarra completamente a Nord la Valle Brembana e la ripara pertanto dai freddi venti invernali con le sue montagne che hanno un'altitudine media che si aggira attorno ai 2.100/2.200 ml. s.l.m. con picchi isolati che raggiungono i 2.500 ml. L'esposizione soleggiata a Sud rende la Valle florida di vegetazione prativa e boschiva; le brevi ma frequenti precipitazioni forniscono una buona risorsa idrica e si può pertanto affermare che le condizioni climatiche sono gradevoli e favorevoli all'insediamento abitativo. Da sempre infatti l'uomo, e gli ultimi ritrovamenti archeologici nella Valle dell'Olmo lo confermano, ha percorso, abitato e sfruttato queste zone, con insediamenti a quote alte e con sentieri di attraversamento in diagonale Est - Ovest anziché Nord – Sud come la nostra attuale civiltà ci impone. Il versante bergamasco delle Orobie si collegava con quello valtellinese migliaia di anni prima della comparsa delle prime carte topografiche che risalgono al 1.500 attraverso numerosi passi naturali quali: Passo della Valle Salmurano - di Morbegno - di Albaredo – di Budria – di Tartano – di Dordona , tutti facilmente transitabili per sette mesi all'anno.
Questi valichi naturali della Valle Brembana sono sufficienti però fin tanto che l'uomo si occupa di pastorizia e si limita a spostamenti in quota. Ma la viabilità cambia allorché si inizia a sfruttare il sottosuolo, ricavando materiale ferroso nelle zone alte; questo materiale va poi trasportato più in basso per essere lavorato nelle fucine situate a quota 800/900 ml. vicino a grandi boschi da cui ricavare la legna "carbone" per il fuoco ed il legname per le costruzioni, facilitando in tal modo la formazione di borghi dove le persone si stabiliscono in modo definitivo e creano i primi nuclei famigliari. Col passare del tempo i borghi si ampliano e si rende pertanto necessario un collegamento più veloce fra di essi e con il fondovalle dove nel frattempo si sono sviluppate altre attività economiche più redditizie di quelle montane. Le ragioni che spinsero a tracciare una strada in Valle da Sud a Nord lungo il fiume Brembo sono state diverse, ma principalmente queste:
1) - Le nuove tecniche costruttive (ponti – viadotti) consentivano di superare alcuni punti- chiave fino ad allora insuperabili con i carri. "Chiavi della Botta". 2) - Le strade dovevano essere solo collegate fra loro e migliorate, seguendo gli antichi tracciati esistenti, avendo cura di apportare nuove varianti quali un dislivello più comodo, un tracciato più breve e più adatto ai nuovi mezzi di trasporto e tenendo conto dei punti obbligati (vedasi la Cà San Marco allora punto di incontro fra due strade, una verso il Passo di Morbegno "Verrobbio" e l'altra verso quello di Albaredo "San Marco"). Ecco quindi che con un ordine ed una volontà imposte viene tracciata una strada di valico, la ben nota "Regia Strada Priula", forse l'unica di grande importanza in valle per quel periodo, che collega lo Stato Veneto con i Grigioni in territorio svizzero. La scelta Coloro che a quei tempi fecero i sopralluoghi necessari e presero la decisione di seguire un tracciato piuttosto che un altro, facendo le dovute scelte a San Martino oltre la Goggia fecero alcune considerazioni che ancora oggi, a distanza di 400 anni, sono tuttora valide ed attuali, poiché nulla è stato modificato. 1)- Un tracciato naturale ben adatto da percorrere con i mezzi di trasporto del 1.600. 2)- La presenza lungo tutto il tracciato di piccoli agglomerati abitativi era utile per le soste e gli approvvigionamenti durante il viaggio. 3)- Un percorso era già stato, in linea di massima, tracciato dagli abitanti della zona per i loro spostamenti; si trattava solo di renderlo più omogeneo e di rettificarlo in alcuni punti: "la strada fatta tutta della stessa larghezza – 3 braccia" e con il fondo di selciato, come le antiche vie consolari. Queste sono le ragioni storiche che sono prevalse a quei tempi per la costruzione di una strada di valico, allora ritenuta importante ma che con il passare degli anni ha perso il suo ruolo ed è rimasta dismessa, ora sostituita con un valico che rimanere chiuso per cinque mesi all'anno. - Perché un tunnel sotto il Passo San Marco. Collegandoci alle ragioni storiche sopracitate, ci si ritrova oggi, nell'anno 2004, a scegliere un tracciato che consenta il transito intervallare durante tutto l'arco dell'anno. 1)- Le nostre catene Alpine, sia pure di modesta altezza con i loro 2.000 ml., non consentono di tenere aperto un passo per tutto l'anno, causa i costi proibitivi di gestione e manutenzione che si dovrebbero affrontare. La costruzione di paravalanghe creerebbe un impatto ambientale notevole; lo sgombero della neve un costo insostenibile. Ecco allora che, come nel 1.600, ci viene in aiuto la tecnica costruttiva: realizzare una galleria che ci colleghi con la Valtellina è l'unica soluzione possibile. Dopo l'alluvione del 1987 che ci aveva completamente isolati, nella "Legge Valtellina" era inserita la voce: "Progettazione Tunnel Albaredo - Ponte dell'Acqua". Valutiamo ora tre possibili ipotesi di tracciato del tunnel: 1) - Galleria Passo di Tartano 2) - Galleria Passo di Salmurano 3) - Galleria Passo di San Marco 1) - - Galleria Passo di Tartano: da Valleve a S. Antonio in Val di Tartano Il ramo della Valle Brembana che sale da Piazza Brembana sino a Valleve non è ben percorribile, causa la sua natura morfologica, soprattutto nel tratto dal bivio di Roncobello sino a Valleve. Tutto ciò comporterebbe notevoli costi per una sistemazione adeguata della strada la quale attraversa oltretutto diversi centri abitati e turistici, con le immaginabili conseguenze nel caso di traffico di valico. Il tunnel poi, sbucando a S. Antonio Le Teggie in Val di Tartano non trova neppure sul versante valtellinese un percorso adeguato, con una valle lunga e tortuosa ed un dislivello improponibile prima di giungere nella piana di Morbegno ed immettersi sulla Strada Statale dello Stelvio. L'unico vantaggio di questa alternativa potrebbe essere uno sviluppo turistico invernale della zona di Tartano e di Porcile, con possibilità di collegamento con Foppolo; ma il tutto ancora da progettare e si dia magari preferenza a mezzi di trasporto a fune, come seggiovie e funivie più ecologici e sicuri. 2)- Galleria Passo di Salmurano: da Cusio a Fenile in Val Gerola Vi è già una scelta nel considerare la Valle di Averara. La strada che arriva sino a Cusio presenta però numerosi tornanti che portano sino a quota 1.000. Il tunnel sbucherebbe poi a Fenile nella Valle di Pescegallo a quota 1.250 con notevoli difficoltà a raggiungere Morbegno; la zona possiede già alcune infrastrutture turistiche invernali, ma non permette un ampliamento turistico maggiore. 3)- Galleria Passo di San Marco: da Mezzoldo località "Ponte dell'Acqua" ad Albaredo Già una scelta per la carrozzabile Mezzoldo – passo San Marco – Albaredo è stata fatta in precedenza, ma questa strada di valico va sfruttata per un arco di tempo più lungo durante l'anno. L'attenzione che le due Provincie di Bergamo e Sondrio prestano a codesta strada intervallare non è adeguata a quanto essa potrebbe offrire di più nel settore turistico. |
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