Precisazioni sulla Via Priula

di Gianni Molinari

Leggendo la relazione che il podestà Priuli rivolge al Senato Veneto per poter realizzare la "Via Priula", a seguito delle suppliche fatte dalle autorità della Valle Brembana, con la finalità di facilitare i commerci ed i traffici con le Tre Leghe, tracciando pertanto una nuova strada con direzione Nord – Sud lungo la Valle Brembana, ho fatto delle considerazioni personali che si possono così riassumere: La Via Priula, realizzata nel 1600, può essere paragonata ad una delle nostre autostrade. I suoi punti chiave, che sono delle vere e proprie varianti del vecchio tracciato, sono:

1- variante di Almè 2- chiavi della Botta 3- ponti di Sedrina 4- variante del Cornello 5- tratto Olmo – bivio vecchio Piazzatorre 6- ponte dell'Acqua – Ancogno 7- Cà San Marco – Passo – scale d'Orta il restante tragitto della strada era già preesistente. I sette interventi sopracitati sono stati interamente progettati e finanziati dall'esterno, perché presentavano opere d'ingegneria particolari con costi notevoli; il resto della strada è stato in pratica pagato dai dirimpettai e dalle comunità locali ed è un adeguamento alla strada esistente. Vorrei qui sottolineare che con il passaggio della Strada Priula, le comunità di Valtorta e di Averara, che gravitavano sulla Valsassina, terra di loro origine, gradualmente abbandonano gli antichi tracciati ed iniziano a far parte della comunità di Bergamo, continuando tuttavia a mantenere la loro autonomia nel campo ecclesiastico.

La strada Priula inoltre riallaccerà usanze con le popolazioni valtellinesi divise solo dai confini, ma unite e simili come territorio. Soffermandoci sul tratto della Priula che interessa l'alta Valle Brembana sino a Morbegno, puntualizziamo quanto segue: 5)Tratto Olmo al Brembo – bivio vecchio Piazzatorre: la vecchia strada correva in lato sinistro della valle "Acqua Negra" - Brembo della Valle dell'Olmo e non aveva passaggi impegnativi perché era molto alta, incontrava piccole vallette e non attraversava mai la valle principale. Il nuovo tracciato è decisamente innovativo e collega anche i due paesi Piazzolo e Piazzatorre con due arditi ponti; ecco quindi che non passando più per Olmo "Acqua Colda – Cigadola – Chiuso – la Sort – la Costa" ha un nuovo tracciato: Olmo – Malpasso – Aiai – Ponte di Aiai per Piazzolo - scavata in roccia raggiungeva il ponte dè "Piesatòr" per passare in lato destro sino al secondo ponte dè "Mezolt" prima della Valle del Pegherolo per ripassare in lato sinistro dove incontrava la Valle di Soliva e raggiungeva, con un ultimo ponte che passa sopra la "Valle Scura" la Chiesa di Mezzoldo.
Mezzoldo
Scaluggio

Al ponte di Piazzatorre ci si immetteva sulla nuova mulattiera per Piazzatorre. 6 Tracciato Ponte dell'Acqua – Ancogno. Anche questo tracciato è nuovo; infatti se sino al Ponte la Priula ricalca tracciati vecchi che venivano usati per la transumanza ed il trasporto di carbone ecc., sopra il Ponte, con tornanti decisi e pendenze adeguate, si raggiungono i pascoli di Ancogno che anticamente venivano raggiunti o dalla "Fraccia" – "Castello" - "Monte Nuovo" o da Averara dal "Monte Gambetta" – "Aga". Ancogno esisteva prima della Priula ed era un punto di passaggio verso le miniere del ferro del "Parissolo"; in questo luogo vi è sempre stato un piccolo oratorio o cappelletta.

Da Ancogno sino al Passo il tracciato era già scelto; certamente è stato adeguato – selciato – allargato; un'incisione su una pietra ne attesta il periodo di realizzazione. Vorrei inoltre qui sottolineare che la strada che da Averara andava al passo di Albarino attraverso la Val Mora, doveva essere selciata perché sono state trovate tracce vicino alla Cantoniera. Non era selciata invece quella che dal bivio di Val Mora si staccava per il Passo di Morbegno, ora "Verrobbio", che ha un tracciato completamente integro che si inoltra nella Valle del Ponteranica e non è il tracciato che seguiamo ora.

7 Tracciato Passo San Marco – Morbegno. Lungo la Valle del Bitto di Albaredo le mulattiere che salivano dal fondovalle partivano da Morbegno e da Talamona; oltre che a servire le varie contrade, (Albaredo – Dosso Chierico – Bema) erano mulattiere che arrivavano sino agli alpeggi. Molto importante è quella che si snoda nel bosco "Chierico"; questa mulattiera, in lato sinistro del torrente Bitto di Albaredo, è simile alla mulattiera che da Bema (paese dirimpetto ad Albaredo) si snoda lungo il bosco per arrivare sino alle sorgenti del torrente Bitto; essa è di ottima fattura, selciata e larga ml. 1,20. Dalle numerose testimonianze, ne deduco quanto segue: prima che si realizzasse la Strada Priula, queste due mulattiere esistevano già; quella in sponda sinistra conduceva all'Alpe "Orta – Vaga – Soliva" ed all'Alpe "Pedena"; quella in sponda destra invece all' Alpe "Vesenda" e monti limitrofi; Alpi impegnative ma caricate normalmente dal bestiame per l'alpeggio estivo.

Queste mulattiere arrivavano ai piedi dell'alpeggio per facilitare anche il trasporto del legname; si ricordano ancora le due teleferiche lunghissime che percorrevano la valle del Bitto sul fondovalle. La Strada Priula è ben riconoscibile col suo tracciato dalle "Scale d'Orta" sino al Passo di Albarino, ora Passo di San Marco. Le Scale d'Orta sono tracciate come un'ottima opera di ingegneria, nelle curve e nelle pendenze, senza alcun rischio di valanghe nel periodo invernale. Le numerose suppliche formulate dalla Signoria Veneta alle Tre Leghe per la realizzazione della strada, erano suffragate dal fatto che essa in gran parte già esisteva ed aveva un ottimo tracciato. Un curioso aneddoto afferma: "quando le persone di Albaredo si alzano, quelle di Bema vanno a letto". Questo è ancora oggi un sinonimo di laboriosità degli abitanti di Albaredo, i quali, nonostante abbiamo un territorio molto scosceso, lo curano e lo lavorano ottimamente. Il territorio di Bema invece, con prati meno ripidi e migliori, è mal conservato. A conclusione, direi che la "Via o Regia Strada Priula" è stata sì un atto di coraggio nella sua progettazione ma la realizzazione è stata effettuata e pagata dalle comunità dell'intera Valle Brembana.


Tratto dall'Annuario C.A.I. alta Valle Brembana



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