La nostra Storia e l'importanza della Religione in alta Valle Brembana
- Coppelle
- Oratori
- Chiese 1200/1300
- Chiese 1400/1500
- Elezione dei preti nei paesi
- Importanza del prete

L'uomo ha sempre dovuto misurarsi con la natura e tutti i suoi elementi: il cielo, gli astri, il sole e la luna; con gli animali e con le malattie; essendo egli pertanto piccola cosa rispetto all'universo, ha sempre dovuto, utilizzando la sua intelligenza, aggrapparsi a qualcosa o immaginare che qualcosa al di fuori del suo ambiente lo potesse aiutare; non s'aspettava sicuramente la manna dal cielo o aiuti dal di fuori del suo ambiente "ab antiquo". Grazie ai recenti ritrovamenti in quota di "coppelle" che abbiamo già raccolto in mappa, ci è possibile datare l'arrivo dell'uomo nella nostra Valle; siamo certi che le Alpi Orobie sono state le prime ad essere frequentate per i pascoli, gli ampi alpeggi dove non mancava l'acqua ed un clima gradevole nel periodo estivo.
Una delle tante santelle in alta Valle Brembana
Una delle tante santelle in alta Valle Brembana

Ecco quindi i primi segni di fede "pagana", le coppelle appunto, risalenti all'età del mesolitico (4000/5000 anni a.C.) e non soltanto. All'arrivo delle coppelle esiste già una organizzazione di scambi o di mercato. Il mercato della selce nera del Belgio sembra affermatosi già da oltre circa quattro mila anni. Descrivere cosa sia successo sino all'anno mille d.C. non è cosa facile, possiamo solo ipotizzarlo; certamente si è verificata un'evoluzione nelle scoperte e queste le conosciamo (età del ferro, del bronzo, ….) ed un progressivo insediamento umano; non si parla solo di insediamento stanziale ma anche mobile poiché l'uomo si apre nuove vie di comunicazione, disbosca e dissoda i terreni più belli, taglia l'erba e produce il fieno che accumula per il periodo invernale per dar da mangiare agli animali, taglia legna per riscaldarsi ed inizia a costruire le prime capanne come riparo, dando in tal modo origine ai primi nuclei abitativi, che nel 1200  vengono chiamati "fuochi" o "famiglie".

Santella in Valtaleggio
Se vogliamo analizzare le varie epoche, le possiamo supporre così:

- 4.000 a.C.: cacciatori – pastori che solo nella bella stagione frequentano i nostri monti.

- 2.000 a.C.: forse iniziano ad insediarsi sul territorio i primi piccoli nuclei.

- Anno 0: l'uomo si è insediato sul territorio, iniziando a formare piccoli nuclei famigliari, dedicandosi anche alla lavorazione dei metalli in maniera primordiale.

- Anno 1.000: i vari nuclei abitativi si consolidano e formano le frazioni. Si fanno i primi censimenti elencando i fuochi.
Santella in Valtaleggio

Si inizia a parlare di "proprietà", di limiti di territorio; se prima il territorio era definito in entità di "Imperi" e le popolazioni che vi abitavano non avevano confini se non quelli naturali. Con l'evoluzione dell'uomo e l'aumento della popolazione, i vari Imperi si iniziano a frazionare e ad avere una loro delimitazione ben precisa: si inizia a parlare di possesso (confini politici). Si è giunti ormai ad un bivio, che tra l'altro coincide con l'avvento di una religione che soppianta pian piano le varie tendenze religiose: il cristianesimo. Ecco che i proprietari di vasti territori diventano i Vescovi o i Signori; essi non esigono inizialmente tasse, ma ci arriveranno più tardi; se ai vertici della religione nuova ci sono i Vescovi e le loro gerarchie, e se questi possono distribuire le terre o concedere benefici alle genti che le hanno sempre abitate, ecco che il gioco è fatto. Anche l'alta Valle, nel suo piccolo, segue le varie evoluzioni perché le vie di comunicazione diventano più veloci, i commerci si diffondono e tutto si evolve più velocemente. Ora anche la storia, che in precedenza si riferiva a periodi ampi, si frantuma in piccoli periodi e le varie epoche sono più vicine.
Oratori Sappiamo di certo che il verbo della nuova religione giunge nell'alta Valle Occidentale dalle terre della Valsassina; i primi messaggeri della nuova novella, percorrendo strade a monte già vecchie, si diffondono in tutti i luoghi dove esistono piccoli agglomerati e vi è quasi uno scambio reciproco; ecco formarsi gli oratori, cioè luoghi comuni ove ci si scambiano idee e notizie; inizialmente luoghi di incontro e poi di preghiera. Le varie comunità avevano in comune, alle loro origini, i servizi primari: l'acqua, il fuoco, i sentieri, le strade; successivamente se ne aggiunge uno molto più importante, di tipo spirituale: il luogo di incontroper la preghiera, i cosidetti "oratori" appunto.
Oratorio di S. Giovanni a Cusio
Oratorio di S. Giovanni a Cusio

Anni 1200/1300: ecco che gli oratori non bastano più; la fede si è ben radicata nella gente del luogo ed avanza la necessità di erigere luoghi di culto più grandi e più importanti: nascono così le prime chiese: a Valtorta "S.Antonio", a Santa Brigida "l'Addolorata" a Redivo di Averara "San Pantaleone" ed altre ancora. Le persone che esercitano il culto ora sono stabili sul territorio; i nuclei abitativi aumentano, la terra viene sempre più frazionata; il potere ecclesiastico si impone su poveri e ricchi. Nel frattempo la popolazione aumenta ed occupa tutto il territorio, anche le parti più aspre e con poche ricchezze; è vero che non vi sono arruolamenti o altro, ma inizia l'emigrazione, che è solo maschile. La Chiesa, così ben ramificata, impartisce ordini e si rafforza, diventando anche un luogo sicuro, perché in alta Valle non ci sono castelli, non ci sono signorotti che comandano; il montanaro non ha padroni, è libero, nessuno lo assoggetta se non i cicli della vita e la morte. Ecco che il paganesimo viene pian piano soppresso e solo la religione cristiana impone le sue regole. Alla fine del 1500 tutti i paesi hanno il loro luogo di culto, costruito nel punto più bello del territorio, alcune volte sul luogo pagano, ben soleggiato e panoramico; le chiese sono grandi, enormi, molto ricche e sfarzose, in netto contrasto con le abitazioni delle frazioni; la comunità, anche se vive in miseria, pensa solo ad abbellire la sua chiesa, e fa sacrifici enormi per questo. I giorni della settimana sono cadenzati dalla fatica e dalla preghiera; noi ora ci meravigliamo nel vedere quanto pregano in altri paesi del mondo, ma era così anche da noi ai tempi dei nostri avi.

Piazzolo
Affresco a Pagliari di Carona
Piazzolo
Affresco a Pagliaro

Ed è proprio questa profonda fede religiosa che ha fatto concentrare in un'area così piccola e così povera una grande quantità di persone, che a stento riuscivano a campare con i soli prodotti della terra, poiché solo di quelli sino a 150 anni fa si viveva. C'è da riflettere su questo fatto: nei loro spostamenti verso Venezia e Genova dove svolgevano lavori portuali, in tutta Italia per la lavorazione del ferro ed in alcune zone particolari per la transumanza del bestiame, e tutto ciò sino al 1.500, i capi famiglia avranno visto terreni fertili dove potersi insediare con  le loro famiglie, ma non l'hanno fatto, preferendo tornare nei loro territori. Il fenomeno dell'emigrazione avviene invece soltanto dal 1800 in poi, mentre prima non ci sono riscontri di stanziamenti se non limitatamente alla transumanza nelle aree della Pianura Padana. Una rivincita che la popolazione montana aveva sul clero era che i preti potevano essere eletti dalla popolazione del luogo e, se non graditi, potevan o essere estromessi; non pochi sono stati i casi di allontanamento per svariati motivi, non ultimo quello della convivenza, essendo le braccia attive emigrate per lunghi periodi. Il prete è sempre stato tuttavia una figura importante, al centro dell'intera comunità, la quale provvedeva al suo sostentamento: vitto, alloggio, riscaldamento. Le varie forme associative religiose che si erano formate in Valle (frati francescani, umiliati ed altri) o condividevano ed erano accettate dal prelato, oppure non potevano rimanere sul territorio. Per concludere questa rievocazione storica del nostro territorio, supponiamo che, in questo ultimo millennio, sia stata proprio la religione a trattenere sul territorio una popolazione così numerosa che viveva di stenti e di miseria, causa le poche risorse della zona.


Gianni Molinari - Annuario C.A.I. alta Valle Brembana - 2003



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