La regina, l'L' Aquila Reale

di Ettore Scuri

Imponente, Maestosa, tanto fiera e regale nel suo habitat da essere considerata la regina assoluta dei cieli, e degli ambienti di montagna. Predatrice come l'uomo, ma capace di fare cose in modo molto speciale, raggiungere altezze vertiginose in brevissimo tempo, per poi picchiare con inaudita velocità e padronanza verso le pareti strapiombanti del suo habitat, quasi a voler dimostrare la sua superba autorità, muoversi nel cielo senza battere le ali, vivere nei più disparati ambienti prelevando quello che la natura da migliaia di anni, e senza sostanziali mutamenti etobiologici ha saputo, e continua tuttora a offrire, vedere cose minuscole da grandissima distanza, un rapace che posato,oppure in volo affascina l'uomo, sia nella fantasia, che nell'inconscio, sguardo profondo magnetico e potente, portamento fiero ed eretto, quel becco, e quegli artigli, che solo un superbo predatore possiede, ali magiche, capaci di voli strabilianti. Il suo segreto e' la forza, la sicurezza di sé, la bellezza, l'arte del volo, l'armonia, la prontezza di riflessi, il trasformismo magico della predazione, questa molteplicità di caratteristiche che sommate fanno di questo stupendo rapace , la punta di diamante del suo ecosistema. Tutto questo porta un nome, porta una storia: non a caso questo rapace e' stato preso nella storia come simbolo di potere, stendardi e corone hanno scelto questo predatore come loro simbolo, ebbene questo simbolo si chiama: AQUILA REALE.

La sua grande e inconfondibile sagoma esce all'improvviso da orizzonti di rocce e canaloni , per poi planare, oppure volteggiare, con le ampie ali, e con lunghe penne remiganti primarie inarcate, e rivolte come delle lunghe dita verso il cielo, quasi a voler dimostrare di essere, senza alcun dubbio, una volatrice formidabile, la dominatrice assoluta, incontrastata degli ambienti naturali a lei affidati dalla natura. Tanto si e' detto, e probabilmente molto c'è ancora da dire su questa meravigliosa e perfetta macchina da preda, la sua forte e imponente struttura alare consente a questo predatore di notevoli dimensioni, una portanza aerea di vitale importanza, dato che il successo di procurarsi il cibo, e' affidato alla possibilità di volteggiare, planare e riprendere quota dopo vertiginose picchiate, con il minimo dispendio energetico, indispensabile, e di vitale importanza ai fini della caccia, e per il continuo controllo del suo territorio.

Stiamo parlando della più grossa specie di Aquila nidificante in Eurasia, l'Aquila chrysaetosche in questa area geografica, e' la più diffusa e nota. Seconda quanto ad apertura alare, solo ad avvoltoi e all'aquila di mare. La natura posiziona questo superpredatore all'apice della catena alimentare nel suo ecosistema. Le caratteristiche morfologiche di un territorio, l'abbondanza delle specie-preda, e il livello di disturbo, dovuto principalmente a attività umane sul territorio, e all'eccessiva antropizzazione dello stesso, costituiscono fattori in grado di modificare in maniera sensibile, lo status quantitativo delle popolazioni di aquile reali nidificanti su un determinato territorio. Nell'osservazione dei nidi, della loro distanza, e l'estensione dei home-range personali di caccia, costituiscono all'osservatore, o come nel mio caso appassionato della specie, significativi elementi di lettura ecologica. I nidi posti in territori montagnosi, dalle mie osservazioni in alta valle Brembana, sono costruiti generalmente su pareti rocciose particolarmente inaccessibili, alcuni, su delle cengie sporgenti, e altri in cavità naturali delle pareti, posti in luoghi relativamente lontani dai luoghi abitati, considerata la relativa vastità geografica e morfologica dell'alta valle, ogni coppia dispone sul suo territorio, che è, nel caso della coppia osservata, di circa una ventina di kmq, "km più, km meno" di più nidi, che a rotazione non sempre occupa per la nidificazione. I nidi sono costruiti costantemente ad altitudini inferiori ai territori di caccia, la scelta topografica, ed altimetrica, e'ovviamente correlata alla inevitabile necessità di poter trasportare le prede al nido, prede catturate per la maggior parte dei casi nelle radure e praterie alpine. La dieta dell'Aquila Reale da noi, ma penso anche in ambienti morfologicamente simili al nostro, e' costituita principalmente da mammiferi di media struttura; sono da sfatare leggende, e dicerie, sulle reali capacità predatorie dell'aquila Reale, e' possibile con un po' di fortuna notare, durante l'ordinaria perlustrazione dei territori di caccia, decise picchiate su fauna al pascolo, camosci, o altre specie, ma e' improbabile il trasporto al nido di cibo superiore ai quattro-cinque kg.

Non sempre durante i miei appostamenti in prossimità del nido riuscivo a capire con precisione cosa l'Aquila portasse al suo," o in un casi relativamente rari" ai suoi pulcini; cosa certa parti di ungulati, marmotte, una volpe, e altre cose non meglio identificate. Comunque sempre di notevole gradimento alle piccole Aquile. Non e' raro che nel periodo invernale l'Aquila si nutra anche di carogne di animali deceduti sia per cause naturali, oppure per eventi naturali, quali slavine ecc. ecc. Mi e' capitato una volta, durante uno degli appostamenti, di veder arrivare il rapace, in planata determinata e precisa nell'avvicinamento al nido, sempre con quella sua maestosa, veloce e precisa planata, ma rispetto ad altri avvicinamenti, ed approcci alla prole affamata, questa volta il rapace spunta dai costoni rocciosi con una quota non usuale per gli avvicinamenti al nido, basso,decisamente troppo basso per uno specialista del volo. Con molta probabilità aveva appeso agli artigli, un piccolo di ungulato, o qualcosa di simile, ma probabilmente a causa del peso eccessivo della preda, il rapace si e' trovato in difficoltà; arrivato relativamente basso rispetto alla quota del nido, il rapace con possenti battiti d'ala, alternati a ampi volteggi nell'intento di agganciare come estremo aiuto qualche benevola corrente ascendente, nel gergo aerodinamico dette "termiche", nell'intento di recuperare quelle poche decine di metri che la separavano dai suoi pulcini ce la stava mettendo proprio tutta.

Le maestose penne remiganti primarie e secondarie completamente distese, penne timoniere completamente aperte a ventaglio, con lo scopo di offrire all'elemento aria, alle correnti ascendenti, la massima superficie possibile, ma purtroppo, le correnti ascensionali del momento non erano delle migliori, a complicare la situazione che già non era delle migliori ci si sono messi pure una coppia di corvi imperiali, che con frequenti picchiate e con il loro gracchiare hanno ulteriormente aggravato la situazione del rapace, che rendendosi conto ormai della impossibilità di portare il meritato e tanto sofferto pasto alla propria prole, ha dovuto aprire i suoi possenti e micidiali artigli, e rinunciare cosi alla tanto ambita preda. Come ultima reazione l'aquila ha virato e con breve picchiata ha seguito quasi come in un tentativo di recuperare al volo la carcassa precedentemente lasciata, ma dopo breve attimo, mentre la preda precipitava nel sottostante canalone l'aquila si riprendeva,con una decisa e precisa cabrata seguita da un improvvisa acrobatica virata, puntò verso la valle in una lunga interminabile planata per poi scomparire dietro il costone roccioso, e lasciando cosi la preda in balia dei corvi imperiali, che non si sono lasciati di certo sfuggire l'occasione di precipitarsi sui resti abbandonati sulle rocce del canalone.


Tratto dall'Annuario C.A.I. alta Valle Brembana




Traforo passo san marco galleria Passo di Tartano -Galleria Passo di Salmurano -Galleria Passo di San Marco.
Reduci della Valle Taleggio e così a coloro che sono pratici della Val Taleggio.
Racconto a Mezzoldo ero appena arrivata a Mezzoldo.
Ornica e il suo ambiente Al Pizzo dei Tre Signori lungo la Val d'Inferno.
Origine dei feudi in valle brembana l'articolo vuole dare un sintetico quadro sulla feudalità in alta Val Brembana.
Acque minerali in Valle Brembana per i dettagli storici dunque una lettura della Storia di San Pellegrino Terme.
Valtorta anno 1953 nell'alta valle della Stabina è l'ultimo paese.
Valtaleggini all'estero l'archivio del comune di Taleggio offre testimonianze dell'espatrio.
SIC della Valle Brembana con il termine SIC, si indicano i Siti di Importanza Comunitaria.
Valle Sambuzza e Pizzo Zerna con la macchina saliamo verso Branzi, Carona e Pagliari.
Festa della Montagna a Pusdosso su questa "corte" si affaccia una piccola e graziosa chiesetta.
Piazzatorre ai primi dell'ottocento sicuramente interessante sapere come era Piazzatorre nel secondo decennio dell'Ottocento.
Piazza Brembana ai primi dell'Ottocento Piazza, piccolo villaggio ma signorile, capo-luogo del distretto VIII.
Sussia abbandono o rinascita. Sussia e' un' antica frazione sopra San Pellegrino Terme raggiungibile percorrendo un'ora di mulattiera.
Il Fiume Brembo a differenza però del Serio, il Brembo fuori della sua valle attraversa un tratto più breve di pianura bergamasca.
Il Monte Ponteranica e i suoi laghetti quante volte ci siamo chiesti il perché del Monte Ponteranica attribuito ai due suggestivi Laghetti.
Vita nel Rifugio Benigni ...è una giornata tiepida, il sole splende e la vista sulle montagne della Valtellina.




Home Page Valle Brembana


Archivio fotografico della Valle Brembana: Paesaggi Montagna - Laghetti alpini - Sport Val Brembana - Flora Alpi Orobie - Fauna Alpi Orobie - Arti e Mestieri - Averara - Bracca - Branzi - Brembilla - Camerata Cornello - Carona - Cassiglio - Cornalba - Costa Serina - Cusio - Dossena - Foppolo - Isola di Fondra - Lenna - Mezzoldo - Moio dè Calvi - Oltre il Colle - Olmo al Brembo - Ornica - Piazza Brembana - Piazzatorre - Piazzolo - Roncobello - S. Giovanni Bianco - S. Pellegrino Terme - Santa Brigida - Sedrina - Serina - Taleggio - Ubiale e Clanezzo - Valleve - Valnegra - Valtorta - Vedeseta - Zogno - Villa d'Almè