Ambiente Naturalistico delle Orobie
Ambiente Naturalistico delle Orobie Occidentali

Le Orobie Occidentali della provincia di Bergamo, poste alla testata della Valle Brembana, sono conosciute storicamente per la presenza di comunità e plebanie vallari, come Santa Brigida e Averara, con statuti autonomi già nel secolo XIV; ma anche per l'attraversamento di un valico, il Passo S. Marco, con una strada, la Priula, che nel secolo XVI collegava Bergamo e Venezia con i Grigioni. Oggi le Orobie sono meta di apprezzate escursioni naturalistiche ambientali e sportive. Lo sforzo e l'impegno della locale Sezione del CAI (Club Alpino Italiano) alta Val Brembana, nel realizzare il Rifugio Benigni in località Piazzotti a 2220 mt, e nel ripristinare un sentiero in quota, denominato 101, che collega l'area del Lecchese con la più conosciuta area orientale delle Orobie Bergamasche, ha favorito e diffuso la conoscenza sportiva e naturalistica delle Orobie Occidentali.


Rifugio /Bivacco Benigni (2222 m)
Panorama dalla Vetta del  Pizzo 3 Signori (2545 m)
Rifugio /Bivacco Benigni (2222 m)
Panorama dalla Vetta del Pizzo 3 Signori (2545 m)


Geograficamente, le Orobie Occidentali si aprono a nord sul solco Valtellinese del fiume Adda, ed interessano tutto lo spartiacque che dal Pizzo Tre Signori 2554 mt, al pizzo Diavolo 2914 mt, rispettivamente ad ovest ed a est, racchiudono la testata della Val Brembana con le sue diramazioni. Geologicamente, le Alpi Orobie appartengono al settore  delle Alpi meridionali. Poste a sud della Linea Insubrica, faglia importante che decorre in Valtellina, sono costituite dal Basamento Cristallino, originato da cicli orogenetici prealpidici, da coperture sedimentarie permotriassiche della Formazione di Collio, del Conglomerato di Ponteranica, dal Verrucano e dal Servino. Queste formazioni stratigrafiche di origine vulcanica, continentale fluviale lacustre,; hanno caratterizzato la pedogenesi dei suoli ricchi di silice, poveri di calcio e magnesio, a reazione acida, colonizzati per lo più da flora ossifila.

Dai versanti un reticolo idrico drena  e raccoglie le acque nei rami del fiume Brembo denominati Brembo di Mezzoldo, di Averara, di Valleve, di Carona, tutti paesi della testata alta della Valle Brembana. Inoltre piccoli laghetti, di origine glaciale, molti regimati a scopo idroelettrico, raccolgono le acque superficiali e di scioglimento primaverile delle nevi, garantendo un deflusso idrico costante e regolare nel bacino idrografico brembano. Il carattere climatico del settore brembano, per estensione, può essere definito temperato fresco continentale-suboceanico e questo favorisce una distribuzione delle precipitazioni in tutte le stagioni, con escursioni termiche contenute. L'inquadramento fisico ambientale delle Alpi Orobie Brembane, permette di descrivere una presenza fitogeografica, definita da alcuni Autori settore endorobico, dove le fasce vegetazionali in progressione altimetrica sono: la fascia subatlantica, corrispondente all'area bioclimatica della faggeta; fascia boreale, costituita da boschi di aghifoglie, cespugli alpini di rododendri, mirtilli, salici e ontano verde; fascia alpica, posta oltre il limite degli alberi dove sono presenti praterie di quota. Occorre comunque chiarire, che i limiti altitudinali delle fasce, variano in funzione delle condizioni climatiche, geomorfologiche ed antropiche, come meglio vedremo in seguito.

La Val d'Inferno verso il Pizzo Tre Signori
Fiori nella roccia
La Val d'Inferno verso il Pizzo Tre Signori
Fiori nella roccia

Limitando la descrizione floristica al comprensorio orografico Pizzo Tre Signori - Monte Ponteranica, si possono definire delle emergenze ambientali interessanti. Il limite altitudinale del bosco nella parte occidentale, presso Valtorta , è a 1800 mt, e decresce a 1500 mt verso la parte orientale a Cusio. Questo abbassamento altimetrico è dovuto, oltre che a ragioni pedoclimatiche, alla trasformazione di ampie superfici boscate in pascolo, inoltre il taglio di prelievo ha favorito la faggeta o le resinose. Nella zona di Valtorta la fascia subatlantica prevale sulla fascia boreale, passando direttamente alla fascia alpica. Diversamente nel territorio di Cusio, la fascia boreale è ben rappresentata da boschi di Picea excelsa, Abies alba, che sfumano in formazioni forestali a "parco" di larice (Larix decidua) e cembro (Pinus cembra). In questi boschi il corteggio floristico si può definire continuo, con presenze di maggiociondolo (Laburnum alpinum), sambuco rosso (Sambucus racemosa) specie indicatrici delle prime fasi di rimboschimento. Prenanthes purpurea, Senecio fuchsii, Solidago virga - aurea, Lilium martagon sfumano in cenosi a "parchi" di larici e abeti bianchi. Rosa pendulina , Rubus ideaus, Clematis alpina , Erica carnea, Calluna vulgaris, Genista radiata, Rhododentro hirsutum, Juniperus nana, preludono ai pascoli e praterie di quota. I pascoli, che si estendono sopra i limiti del bosco, a larga maggioranza di proprietà comunale, sono distribuiti in tutta l'area Valtorta - Cusio. La loro estensione altitudinale è compresa tra i 1400/1600 metri ed i 2000/2300 metri. Carisole, Val d'Inferno e Val Pianella, Valletto, Salmurano, Ponteranica, Avaro, sono i più noti perché attraversati dal Sentiero 101. La flora dei pascoli è comunque variabile, sia per l'uso che per i fattori climatici ambientali.

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Genziana porporina
Fiori nella roccia
Genziana porporina
Fiori nella roccia

I pascoli più  sfruttati sono quelli di più facile accesso ai mezzi motorizzati, posti in aree subpianeggianti con suoli profondi e ricchi di acque e di nutrienti. Le specie presenti  legate al pascolamento sono buone foraggere, come le graminee Poa alpina, Phleum alpinum, Antothxanthun alpinum,  la leguminosa come Trifolium pratense, altre come Poligonum bistorta, Achillea millefolium, Alchemilla vulgaris, Ligusticum mutellina. Dove il contenuto idrico del suolo varia, si insediano la Molinia caerula, Deschampsia caespitosa, poco o nulla appetite dalle mandrie. Aree fortemente acidificate e di scarsa qualità pabulare sono i nardeti, comunità floristica caratterizzata dalla presenza di Nardus stricta, Festuca nigrescens, Arnica montana, Potentilla recta, Potentilla aurea, Veronica officinalis, Hieracium pilosella e Hieracium auricola. Orchidee come Orchis maculata e Leucorchis albida, le genziane Genziana puntata e purpurea, la Campanula barbata, Alium schoenoprasum, Veratrum albus, accompagnano le praterie aride e sassose. Praterie di quota sono caratterizzate da cenosi di Festuca scabriculmis, che stabilizzano i versanti più acclivi con vaste coperture che possono raggiungere il 90-100%, dove si insediano specie come Paradisia liliastrum, Gnafalium norvegiacum, Antennaria dioica, Leucantenopsis alpina, Phytheuma hemisphericum, Pulsatilla alpina, Allium victorialis, Gentiana cokiana , Trifolium alpinum, Poligonatum viviparum, Campanula scheuchzeri, Phytheuma scheuchzeri, Carlina acaulis, Carduus defloratus, Geum montanum, Hypochoeris uniflora. La discontinuità di copertura della Festuca scabriculmis e l'affioramento di sfasciumi di roccia, permette l'insediamento di florule come Primula hirsuta, Aster alpinus, Rhodiola rosea, Myosotis alpestris, Achillea moscata, Lloydia serotina, Bupleurum stellatum, Pedicularis kerneri, Sempervivumwulfenii, Polygonum alpinum. Negli alpeggi e nei pascoli, dove il bestiame viene raggruppato in aree pianeggianti, o in prossimità dei ricoveri e baite, una florula specializzata vegeta su suoli fortemente nitrificati dalle deiezioni animali. Senecio cordatus, Rumex alpinum, Urtica dioica, Aconitum vulparia, Peucedanum ostruthium sono le più appariscenti.

Lungo gli impluvi, dove l'acqua è drenata e la neve è soggetta a scivolamento ed accumulo, popolamenti di Alnus viridis, specie legnosa a portamento cespuglioso che sopporta il peso della neve, raggiungono coperture ampie. Li accompagnano arbusti come Vaccinum myrtillus, Rhododendron hirsutum, Vaccinum vitis-idaea, Poligonatum verticillatum , mentre in prossimità di zone stilliciose o percorse da torrenti, vegetano Viola biflora, Cardamine asarifolia e Pinguicula vulgaris, questa una pianta carnivora. Ai margini dei laghi di origine glaciale, quali i laghetti di Ponteranica, vegetano Carici e Eriophorum latifolium che forma tappeti di pennacchi bianchi, mentre nei pressi del lago Piazzotti 2220 mt, un'altra specie di Erioforo E. scheuchzeri allinea nelle piccole torbiere. Carici ed Eriofori formano torbiere oligotrofe di quota  caratterizzate da una lenta evoluzione verso arbusteti di ericacee del genere Vaccinum spp., Calluna vulgaris, Rhododendron ferrugineum.

In ambienti di quota e di cresta, dove c'è la discontinuità di copertura della vegetazione, una maggiore persistenza di neve e la presenza di rocce fessurate permettono una flora rupicola specializzata come le sassifraghe, Saxifraga oppositifolia, S.biflora, S.seguieri, S.exarata, S. cotyledon, Androsace vandelli, A. alpina, l'Azalea nana, Loiseleuria procumbens, che per la sua fisiologia fogliare riduce molto la traspirazione, Artemisia genipì ,Eritrichium nanum, Carex curvula, Senecio incanus. Infine sui macereti di falda, altro ambiente limite per il continuo movimento del substrato litoide, allineano florule a radici espanse per aumentare la superficie esplorante e di ancoraggio, Oxyria digyna, Linaria alpina, Aster alpinus, Doronicum clusii, Ranunculus glacialis, Geum reptans sono le più rappresentative. L'area indagata delle Orobie Occidentali, anche se limitata ad una frazione della  testata brembana, presenta notevole variabilità di ambienti che possono certamente affascinare l'escursionista anche per la diversità floristica presente , oggi tanto discussa e spesso poco capìta.




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Monte Cavallo è proprio di una piccola finestrella situata sulla facciata Nord.
Vita nel Rifugio Benigni ...è una giornata tiepida, il sole splende e la vista sulle montagne della Valtellina.
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