Una valletta, saliamo lungo le sponde di un altro torrente, che è il
fiume Brembo, che nasce lungo i pendii del Pizzo del Diavolo, saliamo tra detriti, macereti e pascoli, il Diavolo sembra vicino ma c’è ancora molto da camminare. Tra i ghiaioni fa capolino la Viola Comollio, sulle rocce la Potentilla nitida, e piccoli ciuffetti di Raperonzolo, e altri fiori, camminiamo in silenzio, io incomincio ad avere il fiatone e anche le gambe
fanno un pò male. Arriviamo alla bocchetta di Podavista, siamo a 2624 mt. ci sono altri escursionisti che stanno salendo e questo comporta maggior prudenza, possono far cadere i sassi. Il tempo sembra che dalla Val Seriana stia cambiando, sale la nebbia, ci guardiamo in giro alla ricerca di
camosci e stambecchi, ma non c'e ombra.
Il Diavolo di Tenda è chiamato anche la montagna del Baroni (Antonio Baroni, guida alpina, fu uno dei pionieri di questa montagna, aprendo parecchie vie, una è dedicata a lui - la Sud), oppure anche il Cervino della Bergamasca. Uno sguardo alla cresta Nord-Ovest che è la via normale, una cresta considerata facile, ma a tratti è aerea e affilata. I due ragazzi salgono come dei camosci e anch'io mi inerpico tra le rocce, anche se considerato facile, ci sono delle difficoltà alpinistiche, una piccola finestra ci permette di ammirare la selvaggia Valle d'Ambria con un piccolo ghiacciaio proprio sotto di noi. Con molta attenzione proseguiamo lungo il crestone, quando arriviamo alla parte terminale si presenta ancora una cresta, la superiamo e raggiungiamo la vetta. Ci copriamo, perché l'aria è fredda e noi siamo sudati, in vetta non c'è ancora nessuno, scattiamo le foto. Sulla vetta vi è posto un trespolo in ferro sormontate da una piccola croce. Dalla cima del Pizzo del Diavolo si vede la conca del Calvi, e le montagne circostanti, il
Madonnino, il
Cabianca, il
Becco, Il
Corno Stella, l'Aga su cui si notano delle persone in vetta.
La zona delle Alpi è coperta da nuvole, che le nascondono, come pure il Diavolino. Col cielo sereno spaziando a 360° la vista sarebbe fantastica. Proprio quando sei in Vetta, e vedi: catene 131 di montagne, laghi, ampi anfiteatri, e i paesini che sembrano presepi, vieni ripagata dalla fatica che hai fatto a salirvi, e la stanchezza sembra svanire. Sostiamo a mangiare, ma non ci fermiamo molto, l'aria è sempre più fresca, diamo un ultimo sguardo al panorama e poi scendiamo. La discesa è quasi più impegnativa della salita così la prudenza è maggiore. Io scendo con Lorenzo, Valerio segue Matteo, i due ragazzi sono molto bravi, però non li perdiamo d'occhio, arrivati alla bocchetta di Podavista: abbandoniamo il sentiero per il
Rifugio Calvi, e ci dirigiamo verso il Rifugio Longo, e siamo sempre alla ricerca di Ungulati, ma niente. Tra pascoli erbosi e ghiaioni arriviamo verso il
passo Sellino, alzo lo sguardo verso il
Monte Aga, alcuni escursionisti stanno scendendo dalla montagna, poco lontano da loro scorgo qualcosa: chiamo i due ragazzi e indico..... sono una quindicina di stambecchi in prevalenza mamme con i piccoli, uno si nota appena deve avere pochi giorni, scendono verso il passo, tre stambecchi precedono a distanza il gruppetto con i piccoli.
Rimaniamo un po' ad osservarli mentre scendono tra le rocce, i piccoli saltano vicino alle mamme, è uno spettacolo vederli, ma si deve andare dice Valerio, noi dobbiamo andare a casa, loro sono lí anche domani. Arriviamo al passo Sellino, tre
Stambecchi che precedevano il gruppo sono lí fermi, sembrano proprio in nostra attesa, o forse lo sono davvero, per sviarci dal percorso e proteggere i loro piccoli. Il gruppo è su in alto, i piccoli giocano, ma le mamme osservano i nostri movimenti. Scatto alcune foto ai tre, Matteo e Lorenzo non vorrebbero venir via, è uno spettacolo osservarli. Scendiamo, il sentiero ha una buona pendenza, sotto vi è il lago del Diavolo (anche se mezzo vuoto non vorrei finirci dentro). Dopo un tratto un pó scivoloso, nel magro pascolo, scendiamo tra boccette, superiamo lo sbarramento della diga del lago del Diavolo, appena sotto due piccoli
laghetti graziosi, e arriviamo al
Rifugio Longo.
Consumiamo qualche cosa, avvisiamo a casa che stiamo ritornando e che tutto è andato bene. Passiamo per il Rifugio Baitone, arriviamo alla macchina e poi a casa. Una bellissima escursione, anche se per me, fatta in un giorno è un po' lunga.
Tratto dall'Annuario 2005 del C.A.I. alta Valle Brembana