di Maurizio Agazzi

I 36 mesi appena trascorsi hanno rappresentato il periodo più importante della mia vita: tre anni dedicati quasi interamente alle Alpi Orobie caratterizzati da più di 300 ascensioni su montagne che superano i 2000 metri di quota percorrendo quasi 250.000 metri di dislivello. Il tutto grazie alla realizzazione di cinque progetti che risultavano inediti sul gruppo montuoso di casa nostra: L'impresa delle 130 cime, tutte salite partendo da Bergamo nello spazio di soli tre mesi percorrendo quasi 80.000 metri di dislivello sia in salita che in discesa. I 4 giorni più importanti dell'anno trascorsi sulla vetta della Grignetta: Natale, Pasqua, 25 aprile e primo maggio salendo e scendendo per 4 vie diverse durante 4 momenti di luce diversi. Il gruppo del MAGA (Menna, Arera, Grem, Alben) cavalcato in stile notturno.

Il bel compimento del progetto "dal Palamonti ai giganti delle Orobie" ovvero la favolosa cavalcata in cresta che dal Palamonti, cuore alpinistico della città di Bergamo, porta sulla vetta più alta delle Orobie passando per la vetta di 30 montagne assai rinomate. Ed infine l'ultimo progetto svolto durante l'estate scorsa: "dal Palamonti… un giro attraverso i laghi Orobici" ossia una fantastica cavalcata lungo l'intero arco Orobico alla ricerca delle cause che in questi ultimi anni hanno portato alla sofferenza quasi cronica dei laghi alpini Orobici. Quello che mi rende più orgoglioso, oltre ad aver portato per i monti orobici l'importante messaggio della Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori, in questi ultimi anni "gemellata" con il CAI, sono le preziose informazioni raccolte durante questi favolosi 36 mesi. Una su tutte l'avere verificato di persona che le Orobie sono montagne vive: i numerosi stambecchi e camosci avvistati ne sono la testimonianza, ma soprattutto ancora da scoprire, perché no, con l'ausilio di progetti inediti. Ma quali sono le certezze verificate personalmente durante lo svolgimento di queste imprese? Innanzitutto con mia grande soddisfazione, complici sicuramente le alte temperature di queste ultime estati, ho notato un'eccezionale frequentazione della montagna Orobica da parte di persone esperte e non solo (moltissime le famiglie che ho incontrato sui sentieri). Inoltre, particolare non meno importante, ho potuto accertare che la flora, vedi l'eccezionale fioritura della Stella Alpina, del Giglio di San Giovanni e del fiore endemico che più di tutti rappresenta le Orobie ovvero la Viola di Comolli, è notevolmente prosperata. Anche la fauna delle nostre montagne sta vivendo un periodo di crescita assai importante. Questa cosa riguarda in maniera ancora più specifica la zona della Valle Brembana. Ermellini, stambecchistambecchi, camosci e marmotte sono ormai avvistabili da qualsiasi escursionista che abbia l'occhio attento. Tutto questo è facilmente intuibile in quanto gli stambecchi, che fino a qualche anno fa erano visibili solamente in determinate zone come ad es. il passo di Valsecca, la cima di Valpianella, la bocchetta del Camoscio, il monte Secco di Piazzatorre e nelle immediate vicinanze del rifugio Brunone, durante questi ultimi mesi sono riuscito ad avvistarli in vaste zone dell'arco Orobico: al passo di Cigola, nei pressi del pizzo del Becco (tutta la zona del rifugio Laghi Gemelli è ormai diventata un ottimo habitat per qualsiasi specie), nella vasta conca sopra Foppolo e nelle vicinanze del passo di Caronella.


Posti e tipologie diverse in quanto se è appurato che il passo di Valsecca da qualche anno è abitualmente frequentato da stupendi esemplari di stambecchi adulti, nelle immediate vicinanze della cima di Valpianella (zona del rifugio Benigni) gli esemplari sono quasi sempre piccoli di stambecco e camoscio facilmente avvicinabili in quanto abituati alla presenza dell'uomo. A tal proposito sarebbe importante diffondere l'importante messaggio di non toccare i cuccioli di ungulato, è noto che se l'adulto di stambecco o di camoscio riconosce l'odore dell'uomo sulla pelle del proprio piccolo, abbandona quest'ultimo a sé stesso. Anche i numeri parlano chiaro. All'interno del territorio Orobico è in atto un ripopolamento massiccio di queste specie. Testimonianza di tutto ciò è il fatto che circa il 60% degli animali avvistati riguardava cuccioli di qualsiasi razza e specie (giovani stambecchi, piccoli camosci e soprattutto molte marmotte).

Contrariamente a quello che è successo durante questi ultimi anni sulle montagne nazionali, dove sono deceduti un alto numero di stambecchi e camosci per colpa di una malattia ancora in fase di studio, sulle Orobie quasi tutti gli ungulati stanno attraversando un periodo di buona forma fisica. Naturalmente durante questi 36 mesi dedicati interamente alle Orobie non ho avvistato solamente stambecchi, camosci e marmotte. Spesso sono riuscito ad avere piacevoli incontri con l'ermellino, animale molto versatile in quanto cambia la pelliccia in base alla stagione in corso. Nei pressi del monte Secco di Piazzatorre ho assistito alla planata placida dell'aquila reale. Inoltre, a causa delle altissime temperature di queste ultime estati, ho notato una massiccia presenza della vipera, animale che per ragioni legate alla sua tipologia di sangue ama farsi scaldare dal sole. In determinate zone dell'arco Orobico, come ad esempio sui prati del monte Vetro, è presente in vere e proprie colonie (per questo motivo è necessario prestare un poco di attenzione durante la salita di questa montagna). A tal proposito sarebbe giusto smentire il mito della vipera come animale aggressivo e pericoloso: se non è disturbata, nella maggior parte dei casi, la vipera fugge alla vista dell'uomo.

Tutti incontri che fanno capire che le Orobie rappresentano un ottimo habitat per le numerose specie faunistiche che qualche anno or sono si potevano avvistare solamente sulle Alpi Occidentali. Non ci credete? Provare per credere!




Valtaleggio sussurava il vento tuonavano i cannoni.
Lo Stambecco quella dello stambecco è una storia emblematica.
Episodi fuori stagione al Rifugio Benigni è dicembre e queste giornate di festa ci riserva.
Sul sentiero dei Fiori siamo alle baite di Mezzeno per partire.
Il Monte Ponteranica origine del nome è collegata al comune di Ponteranica che fin dal XVI.
Il Museo di S. Lorenzo in Zogno è stato istituito dal 1985 nella sede dell'ex Giudicatura.
Valutazione dell'attendibilità dei Bollettini Nivometeorologici della Regione Lombardia.
Galaverna in Valle Brembana la conversione di un nome dal latino o dai dialetti antichi.
Il Formai dè mut ed il Branzi due gustosi biglietti da visita dell'alta Valle Brembana.
Scrivere in alta Val Brembana tra il 1902 e il 2006.
Quando sul Fiume Brembo fluitavano borre e borrelli cronache che testimoniano la fluitazione sul Brembo.
La casa di Arlecchino Imponente, Maestosa, tanto fiera e regale nel suo habitat.
Traforo passo san marco galleria Passo di Tartano -Galleria Passo di Salmurano -Galleria Passo di San Marco.
SIC della Valle Brembana con il termine SIC, si indicano i Siti di Importanza Comunitaria.
Festa della Montagna a Pusdosso su questa "corte" si affaccia una piccola e graziosa chiesetta.
Sussia abbandono o rinascita. Sussia e' un' antica frazione sopra San Pellegrino Terme.
Il Fiume Brembo a differenza però del Serio, il Brembo fuori della sua valle Brembana.


I Soci del C.A.I. alta Valle Brembana - tratto dall'Annuario 2005 del C.A.I. alta Valle Brembana




C.A.I. alta Valle Brembana





Archivio fotografico della Valle Brembana: Paesaggi Montagna - Laghetti alpini - Sport Val Brembana - Flora Alpi Orobie - Fauna Alpi Orobie - Arti e Mestieri - Averara - Bracca - Branzi - Brembilla - Camerata Cornello - Carona - Cassiglio - Cornalba - Costa Serina - Cusio - Dossena - Foppolo - Isola di Fondra - Lenna - Mezzoldo - Moio dè Calvi - Oltre il Colle - Olmo al Brembo - Ornica - Piazza Brembana - Piazzatorre - Piazzolo - Roncobello - S. Giovanni Bianco - S. Pellegrino Terme - Santa Brigida - Sedrina - Serina - Taleggio - Ubiale e Clanezzo - Valleve - Valnegra - Valtorta - Vedeseta - Zogno - Villa d'Almè