"Arte più misera, arte più rotta, non c'è del medico che va in condotta". A.F. La Valle Gandino, detta anche in altri tempi, la "Valle d'oro" per il suo artigianato e le industrie laniere di vecchie origini, dà i natali, il 5 febbraio 1867, in quel di Casnigo, a Giuseppe Bonandrini. Di famiglia benestante, sotto la guida del sacerdote Don Giuseppe Loverini, a Gandino impara a leggere e scrivere; fra i due paesi c'è poca distanza ed il ragazzo cresce recandosi anche dai parenti a Luzzana, soprattutto nei periodi estivi. In tenera età, troviamo un suo scritto al padre: Luzzana, lì 8 ottobre 1873 "Carissimo padre, o quanto mi fu cara, o amato papà, la tua letterina. Essa mi colmò il cuore della gioia la più grande; conosco che tu veramente mi ami. Ma anch'io sai ti amo molto. A te sempre io penso, tu mi sei sempre presente e non bramo che il momento nel quale ti potrò riabbracciare. Vieni presto adunque che io ti aspetto con la più grande ansietà. La mamma sta bene ed anch'essa desidera vederti. Il nonno e la nonna sono franchi e mi colmano di carezze. Aurelio e Maria giocano sempre e si divertono. Io amo meglio lo studio. Tutti ti salutano unitamente al curato. Ricevine poi mille dal tuo affezionatissimo figlio Giuseppe". Giuseppe, compiuti i tre corsi elementari nel paese natìo, viene messo a studiare nel Collegio S. Alessandro a Bergamo. Frequentato il ginnasio, nel 1885 consegue la licenza liceale al "Paolo Sarpi" e nel novembre di quello stesso anno si iscrive all'Università di Pavia alla Facoltà di Medicina.
Goliardo, spensierato, si aggrega subito unitamente ai coetanei, alle liete brigate nelle quali vi sono tanti bergamaschi. Il padre Bernardino aveva trasmesso al figlio Giuseppe la stessa passione: la musica. Questi, che in collegio aveva studiato pianoforte per un anno, aveva poi continuato con le sue sole forze, sorretto dalla volontà di riuscire e dalla sua naturale attitudine per l'arte. Il pianoforte è necessario per le prove; viene preso
prima a nolo e poi comprato a rate mensili. Poi vengono le vacanze e lo studente ha altri amici ed altri passatempi. Le montagne di Casnigo sono ricche di selvatici ed egli abbandona un poco Euterpe per farsi buon seguace di Nemrod; più volte ha raccomandato di far curare bene i suoi cani ed il padre lo ha accontentato. Il carnevale del 1890 è l'ultimo che passa a Pavia. Il suo nome di buon musicista si è affermato, poiché scrive, compone e suona. "Sabato sera andai a suonare nel collegio Borromeo ed il Rettore mi invitò a pranzo domenica, cosa di cui non si ricorda in sei anni altro esempio". Il sospirato giorno della laurea arriva il 27 luglio del 1891. Il giorno dopo Giuseppe parte; si ferma prima a Pavia a salutare gli amici e poi a San Gervasio dove lo aspetta la veneranda pro-zia Marì Vanalli. Il giorno 30 arriva a Casnigo, dove tutti i famigliari lo festeggiano, unitamente al fratello Aurelio, laureatosi pure lui, pochi giorni prima, a Padova in giurisprudenza.
Giuseppe può ora riposarsi per qualche mese. Aveva scritto al padre, nell'ultima lettera da Genova: "Dovresti provvedermi della licenza del fucile, non che abbia intenzione di fare sempre il cacciatore, ma perché avrei giusto per quindici giorni o un mese a divertirmi un pò; se poi capiterà qualche supplenza o condotta, vi andrò …….." Non sarà altro e per tutta la vita, che un solitario medico di disagiati comuni montani, sia pure con qualità invero singolari; ma queste montagne gli daranno ampie soddisfazioni nella caccia.
Nei primi giorni dell'anno 1892 il dottor Bonandrini è medico condotto a Brembilla; là si ferma per quasi tre anni; risale a quel tempo la sua prima conoscenza con Bortolo Belotti (Zogno) che, allora studente liceale, si recava ogni estate a Catremerio a trovare la sua balia. Entrambi in futuro si avvicineranno a quel circolo di professionisti, artisti e poeti dialettali chiamato "Ducato di Piazza Pontida". Il 24 agosto 1893 si sposa a Gandino, con Bice Ghirardelli, che morirà poco più di due anni dopo e da questa non ebbe figli. Nell'ottobre 1894, resasi vacante la condotta medica di Casnigo, Cazzano S.Andrea e Barzizza, torna felice al paese natale, prendendo dimora in un'ala della casa paterna. La repentina scomparsa del padre Bernardino, che aveva appena 55 anni,segnerà il declino delle fortune della famiglia Bonandrini. Nel dicembre 1898, recatosi a Lenna in alta Valle Brembana in occasione della fiera di S. Lucia con alcuni amici, apprende che è vacante la condotta medica di Piazzatorre, la quale comprende anche i paesi di Mezzoldo e Piazzolo, con un totale di 1400 abitanti. Inoltra la sua domanda che viene accettata ed eccolo arrivare, a dicembre di quello stesso anno, a Piazzatorre.
E' questo un paese delimitato ad Est da estese abetaie e ad Ovest da rocce dolomitiche. Il medico, che è anche appassionato cacciatore, è contento di questo monti ed è di suo gradimento la casa che il Consorzio Medico gli dà in uso gratuito. A Bergamo ha acquistato un nuovo pianoforte, uno dei migliori, lo fa arrivare nella sua nuova dimora unitamente ai mobili, ai fucili ed ai libri giunti da Casnigo; inizia per lui una nuova vita. Nella primavera del 1899, osservando dal segrato antistante la Chiesa di
Piazzatorre tutta la valle di Mezzoldo, quando iniziano a sciogliersi le nevi, il Bonandrini decide di recarsi alla Cà San Marco; e più volte vi ritornerà, firmando il Registro delle presenze e apponendovi le sue impressioni sul territorio; si spingerà nella vicina Valtellina, anche attraverso i passi di
Foppolo e
Carona, studiando la fauna locale. Dopo tre anni, secondo il capitolato che regola i rapporti tra il medico ed il Consorzio, egli passa in pianta stabile e viene confermato medico della condotta. All'inizio del secolo, le strade nei paesi dell'alta valle erano delle mulattiere; il calesse arrivava sino a Olmo al Brembo od al massimo sino al cimitero di
Mezzoldo; pertanto si doveva andare a piedi, o a cavallo o a dorso di mulo. Ecco quindi la figura del medico condotto "camminatore" che emerge; nella sua condotta
Piazzatorre – Mezzoldo – Piazzolo, ha impegni ben precisi, ma sono le chiamate soprattutto d'estate, quando i monti si popolano dei malghesi e dei loro famigliari, che lo impegnano per raggiungere gli alpeggi. Nel 1903 convola a nozze con la maestra di Piazzatorre, Teresina Melacini di
Foppolo, dalla quale avrà otto figli.
Non ha mezzi di trasporto, si reca al capezzale dei suoi ammalati sempre a piedi, si alza, sia che faccia bel tempo o che piova o che nevichi, anche alle quattro del mattino; gli ammalati, che non abitano sempre al centro del paese, poiché numerose sono le frazioni ed i casolari isolati, lo impegno duramente, soprattutto d'inverno. Ma l'uomo è goliardo ed arriva sempre dove il dovere lo chiama, anche se svegliato nel cuore della notte; vi sono casi isolati di malattie infettive, come a Mezzoldo nel 1911 per il tifo, che è una vera e propria epidemia. Riceve encomi dal Prefetto di Bergamo Lavezzeri che scrive al Sindaco di Mezzoldo: "Il medico provinciale mi ha informato delle misure prontamente ed efficacemente adottate dal Dottor Bonandrini contro il tifo nel comune di Mezzoldo: la prego di esprimergli la mia soddisfazione per l'opera zelante e ben diretta che ha prestato". Ogni tanto si reca a Piazza Brembana che sarà paese di Pretura sino al 1923. Sono anni questi in cui a Piazzatorre arrivano famiglie facoltose di Bergamo; vi sono grosse iniziative; conosce la famiglia Frizzoni, fondatrice dell'"Opera Bergamasca per la salute del fanciullo" a Varazze e che stava pensando ad una colonia montana per i bambini bisognosi di cure climatiche ed aveva poi scelto Piazzatorre. La signora Antonietta Arioli Dolci, che già per quattro anni aveva concesso la sua villa per ospitare bambini gracili, concorse pure all'erezione del nuovo ospizio, concedendo l'area gratuitamente. I bambini si alterneranno in tre turni, della durata di un mese ciascuno, nella stagione estiva. Il medico assolverà di buon grado anche quest'incarico e racconterà che una volta accompagnò i ragazzi a Varazze. Arrivati che furono a Milano, non poterono ripartire per lo sciopero generale improvvisamente proclamato e per quarant'otto ore il nmedico e le vigilatrici furono costretti a rimanere in Stazione Centrale a prendersi cura dei poveri bambini stanchi, piangenti ed affamati. Il 20 marzo 1915 il medico assume la supplenza della condotta medica della Valle Stabina, formata dai Comuni di Cassiglio,
Ornica e Valtorta, con un totale di x abitanti, dove aveva esercitato per molti lustri l'amico dottor Giacomo Guainazzi. Il concorso della condotta era andato deserto, l'Italia stava entrando in guerra, il medico Bonandrini, oltre alla sua condotta terrà ininterrottamente per sette anni anche questa. La distanza tra Piazzatorre e Valtorta è di 18 chilometri ed egli vi si reca due volte alla settimana.