Dame e ufficiali, binomio classico - da Stendhal a Tolstoi - nella narrativa ottocentesca, cui quest'immagine rende l'ennesima testimonianza. La foto venne scattata che non erano del tutto svaniti i bagliori del tramonto dell'era romantica. Uniformi e abbigliamenti ci riportano, infatti, a oltre sessant'anni fa. Scrosciano sull'Europa venti di guerra. Ma quassù, a Olda di Valtaleggio, sussurra, al momento, solo "il vento d'aprile, di primavera" della canzone di Bixio e Cherubini – "vento …. vento, / portami via con te … "invocava il ritornello - diffusa dal radiogrammofono, animatore di veglie danzanti, nel salone dell'albergo "Eden" (questo) e in quello del "Bel Paese". Primavera? Be', le toilettes delle signore suggeriscono estate, in verità. Estate 1940. Me lo precisa il signor Mario Locatelli, valligiano di vispa memoria, allora tredicenne. "Silenzioso slow" (abbassa la tua radio, per favore …"), "Tango del mare", "Dormi bambina", "Un'ora sola ti vorrei", "Non passa più", "Chiesetta alpina" sono gli altri dischi che vanno forte (il flash-back musicale è gentilmente offerto dall'estensore di queste note a quei dì canoro fanciullino). Gli ufficiali appartengono a un reggimento di artiglieria ippotrainata (sissignori, il manuale del Regio Esercito menzionava proprio così) spedito nella conca dell'Enna per le manovre a fuoco. Il resto della divisione (la "Acqui", eroica e sventurata) è accampata a San Giovanni Bianco, San Pellegrino e Zogno. Durante la libera uscita le vie e le osterie pullulano di fanti, genieri e di soldati dei vari servizi. A tarda sera passa la ronda. Al "Valle Brembana", al "Gilardelli", al "Colonne", al "Frassoni", al "Colleoni", all' "Italia" e ai tavolini degli altri caffè-bar delle tre cittadine brembane siedono ufficiali e notabili con una spruzzata di gerarchi ("milites gloriosi", per lo più innocui) a dare il sapore dell'epoca. Le batterie, in Valtaleggio, sono in postazione tra la Frasnéda e la Costa Brüsada, lungo quasi tutta la sponda orografica destra della Valasnìna. Qua e là, in questa zona, affiorano tuttora, per chi le sa riconoscere, le piazzole dei cannoni. I quali, coi loro tiri, battono, a est, la Corna Camoscèra sul monte Cancervo (proprio lì di fronte), e, a sud, la fascia rupestre sopra il segiòl di Peghera. Al tiro con le armi individuali gli artiglieri si addestrano nei dintorni del santuario di San Bartolomeo, sul colle al centro della vallata, che rimbomba di scoppi di granate alternati al secco rosario delle mitragliatrici e della fucileria. Nei boschi di lassù si rinvengono, ancora adesso, proiettili di "91" segnati dalla rigatura. Truppa e cavalli, a raccontare è sempre Locatelli, sono attendati a Sottochiesa, nei prati del Piazzo, e presso Vedeseta, sul poggio aprico del Canto, in riva al Valiséle, pescoso torrrentello (in illo tempore). Gli ufficiali, ça va sans dire, sono in alloggio in alberghi e locande, condividendoli coi villeggianti (famiglie della borghesia medio-alta), ormai "habitué" della vacanza nella valle dello stracchino; provenienti da Milano, Crema, Lodi, Bergamo e Pavia, si muteranno, di qui a non molto, in "sfollati").
La mensa-ufficiali dispone di proprio personale: lo lascia intendere il militare, impeccabilmente in cravatta nera e giacchetta bianca con mostrine e stellette sul bavero, che se ne sta ritto alle spalle dell'autorevole terzetto (due generali e un colonnello, se leggiamo bene i gradi) seduto al centro del gruppo. La presenza dei "gros bonnet" ci fa presumere che in posa si trovi, allietato dalla graziosa rappresentanza del gentil sesso, niente meno che lo stato maggiore dell'unità: dal comandante ai più giovani subalterni. Sentite un po': sbagliamo di grosso immaginando che appunto a qualche tenentino, distrattamente non inquadrato dall'obbiettivo, vadano gli sguardi delle due vezzose fanciulle in fiore, sulla sinistra? In soccorso d'una tale supposizione ci parrebbe venire il sorriso, divertito e furbetto, della gentildonna bruna (nespole, ma non vi sembra la gemella di Dorothy Lamour?) assisa accanto ai "master and commander", veterani del ‘15-'18 (vedi nastrini sul petto delle giubbe).
Sbocciarono flirt? Discrezione, signori, noblesse oblige … e, comunque, "honi soit qui mal y pense". In autunno, terminate le esercitazioni, ufficiali (in sella) e soldati – in fila per quattro, pastrano, zaino affardellato, moschetto a spall-arm – con cavalli, cariaggi e pezzi al traino, abbandonarono la vallata, dipinta dai primi malinconici vivaci colori. Alle note della "marcia dei volontari" (nel film che l'aveva lanciata la cantava De Sica) intonate dalla fanfara reggimentale – era il leitmotiv delle sfilate militari - si mescolarono forse quelle di un "78 giri" altrettanto in voga. Il refrain faceva: "Settembre ti dirà,/ piccola bimba mia,/ tutta la nostalgia/ del nostro grande amor./ Ti parlerà di me/ che ormai sarò lontano/ e ti dirà ch'è vano/ sperare tanto ancor". Ironica e mesta allusione al "Blitz Krieg" (la guerra-lampo) avviata a durare un quinquennio? "ma non tornar,/ se per la Patria bella/ di libertà la stella/ lassù nel cielo non brillerà …". Unò-ddue, unò-ddue, passooo … tran … cadenza … tran-tran, tran-trantran. Gli scarponi della naia allora erano chiodati. Il reggimento a Bergamo si ricongiunse con la divisione in partenza per il fronte greco-albanese. I più non tornarono. Dimenticavo: Doroty Lamour, bellezza holliwoodiana anni ‘40-'50, spesso impiegata nel ruolo della dolce fidanzata – in "pareo" – dell'intrepido "marine" sbarcato a Tahiti. Il memorandum è per i più giovani. I miei coscritti (ed io ) quelle gambe ce le sognamo ancora.
Tratto dall'Annuario C.A.I. alta Valle Brembana |
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