Significativi poi gli aspetti territoriali dell'organizzazione religiosa. Alla diocesi di Bergamo appartengono da sempre tutto il solco principale e alcune convalli della testata. Una buona parte del lato occidentale del sistema brembano è invece appartenuta a lungo alla diocesi di Milano. Le parrocchie di S.Giacomo di Averara, Santa Brigida , S.Bartolomeo di Cassiglio , S.Margherita di Cusio , S.Giovanni Battista di Mezzoldo , S.Ambrogio di Pizzino, S.Giacomo di Peghera, S.Giovanni Battista di Sottochiesa, sono state fino al 1784 sotto la giurisdizione del vescovo di Milano (quelle di S.Antonio Abate di Vedeseta e di S.Bartolomeo di Brumano appartengono tuttora alla diocesi di Milano): e in larga misura da ciò discendono consuetudini di relazioni con l'esterno, storie di rapporti di piccolo e di vasto raggio, storie di riferimenti mentali, di appartenenze. Le parrocchie milanesi della Valle di Averara , della Valtorta e della Valtaleggio erano tradizionalmente imperniate sulla pieve di Primaluna. Un certo ruolo vennero poi assumendo S. Brigida per le parrocchie milanesi e S.Martino della Piazza per quelle bergamasche dei paesi di testata. Le parrocchie del corpo principale della valle erano invece tutte imperniate sulla pieve di Dossena , località che pertanto assunse caratteri di relativa centralità, almeno rispetto alle funzioni religiose. A valle di San Giovanni Bianco la gravitazione religiosa era rivolta alla pieve di Almenno.

Spicca poi il rapporto con l'acqua dell'abitato di Olmo al Brembo nella zona di confluenza tra il ramo di Averara e quello di Mezzoldo . In un certo modo simile e per così dire simmetrico rispetto a Olmo al Brembo , l'abitato di Branzi , alla confluenza del ramo di Foppolo con quello di Carona. Strettamente legati al fiume anche gli abitanti di Trabuchello e di Fondra. Sulla piana di Lenna, il primo spazio largo dentro le profondità della valli, spicca l'insediamento di Coltura; poco più a valle, in prossimità dell'incontro dei due grandi rami di testata, l'abitato di Lenna .

Questi rapidi accenni di Giovanni Maironi da Ponte dell'economia della Valle:

"Nella Valle Brembana non si trascura la pastoreccia o l'arte di ridurre le lane, sebbene il lanificio non vi sia tanto in auge quanto in Valseriana. Quivi si filano le lane per uso delle fabbriche di panno in città. E vi sono piuttosto in attività le manifatture del ferro, specialmente spettanti alla di lui riduzione in chiodi. E la sua popolazione è in ragione dei suoi mezzi di sussistenza, li quali, fiorendovi il commercio meno che nella Valseriana, quivi sono men copiosi. Ha nullameno essa stessa molte miniere e vastissimi pascoli ad uso della pastoreccia".

La breve rassegna di argomenti qui presentata ci ha accostato ad alcuni caratteri distintivi di quella porzione di territorio bergamasco che è attraversata dal Brembo. A conclusione della stessa rassegna, ci preme di ribadire, il valore delle componenti di naturalità e la necessità di promuovere, nella nostra società – economicamente matura e ormai aperta ad un nuovo rapporto con l'ambiente – una sensibilità culturale adeguata alla delicatezza, alle straordinarie potenzialità e insieme alle innumerevoli difficoltà dell'ambiente: dagli aspetti geomorfologici a quelli vegetazionali, da quelli pedologici a quelli idrografici. E proprio in particolare al bene acqua, trattandosi qui del fiume, dei fiumi, conviene guardare, per quanto strettamente e specificatamente si riferisce al bene in sé e poi per quanto attiene al rapporto tra risorse idriche e organizzazione del territorio, all'uso delle acque, alla politica delle acque.