Santa Brigida e le sue Frazioni::
Cugno - La Foppa - La Colla - Pozzolo - Carale - Muggiasca - Costa - Cantello - Bindo - P. Molini - Taleggio - Caprile superiore - Caprile inferiore.
Popolazione: anno 1596 ab. 235 - 1776 ab. 275 - 1805 ab. 255 - 1901 ab. 498 - 1951 ab. 571.
I suernom de Santa Brigida: BASCHENIS: Cùsatei - BORSOTTI: Marte, Palancù -CALVI: Rògna - CATTANEO: Tabachì -
GENELETTI: Bògie, Giòle, Marletta, Nèrve, - PALENI: Tàpole -SANTI: Maiàne, Stèle - REGAZZONI: Bèle, Braghì, Forbesìna, Gainì, Guerì, Martinài, Mènta, Pacifèc, Pantòle, Picù, Pòle, Pulìte, Raelì.
Toponimi del territorio (dal n. 1 al n. 932 catastali anno 1811)
- Chiesa - Piana - Foppa - Ger e Butto - Ripa - Canelli - Lavino - Bozzolo - Defora - Dasera - Valle dei Giai - la Colla - Cugno - Gerola - Moia - Lur - Piazzolo - Selva - Prèr donurat - Carale - Ronchette - Fusina bassa - Taina, di Mezzo e Bassa - Ronco - Ripe Butto - Porta Lava, Basse e Alte - Palera - ratur - Ronchetto - valle de Guci - Brolo - Colla - Muggiasca - Coste - Cantello - Fucina - Veleggia - Piazza Mezzana - Casella - Bularello - Mora - Bindo - Foppa - Ripa - Peleia - Cantello - Riva - Piazza de Mulini - Grasselli - Piazza di Sotto - Corna - Bindo - Sgavada - Ronco - Brolo - Guzzuolo - Riva - lavina - Teggia - Grasso - Piano - Sprezzonello - Pozzi - Taina di Taleggio - Succo - Ronco - Lisca - Taleggio - Pradelli - Pozzo nero - Sponda - Chignolo - Rasega - Dunaro - Stabina - Ciappa - Prato grande - Foppa - Pasfarello - Carale e di sotto - San Lorenzo - Nocestrello - Magresso - Pizzai - Cavalera - Merenda - Colle, Piazzo, di sopra - Valle di Bindo - Galino - Taina - Ratur di sotto - Tagliata - Caprile super. - Paiada
- Caneva - Visca - Valle - Caprile inferiore - Parizzolo - Ripa del ponte - Piazzolo - Riva - Losco.
Luoghi sacri e pubblici:
(A-B) – Chiesa Parrocchiale di Santa Brigida e piazza antistante
(C) - Casa Parrocchiale
(D) - Oratorio pubblico della Beata Vergine Addolorata.
(E) - Cimitero
(L-M) – Oratorio pubblico sotto il titolo di San Lorenzo e piazza
(N-O) – Oratorio pubblico sotto il titolo di San Rocco e piazza
Economia:
Mulini da grano: Borsotti Ambrogio - Bottagisi Giuseppe (Bottarello) - Baschenis Domenico(Piazza de Mulini) - Goglio Giacomo (Piazza de Mulini)
- Marieni e figli (Piazza de Mulini) - Lazzaroni Lorenzo - Geneletti Domenico.
Fucine e botteghe da fabbro: - Goglio "Prete" - Regazzoni Paolo - Busoni Francesco (Valle di Bindo)
Raseghe: - Lazzarini Lorenzo (loc.Rasega) - Baschenis Domenico (Piazza de Mulini)
Fornace di mattoni: di Borsotti Pietro (loc. Bozzolo).
Strade comunali (1836):
1) detta Casa di San Marco - 2) Caprile Superiore - 3) Caprile Inferiore - 4) Taleggio - 5) Bindo e Carale - 6-7) vecchia di Bindo e Carale - 8) Piazza de Molini - 9) Muggiasca - 10) della Chiesa di S. Brigida - 11) ai Orti - 12) Cornello e Muggiasca - 13) di Colla - 14) di Cà Miglio - 15) di Ciappa - 16) di Olmo - 7-18) Vecchia di Ciappa - Cugno - 19) dei Mulini - 20) della Fontana - 21-22) di Cugno - 23) di Carale per Cassiglio - 24) di Foppa/ Gerro - 25) di Bisogno - 26) di Pozzale - 27) di Cusio - 28) della Fucina. Più n.10 strade consorziali.
Sentieri C.A.I.:
Sentieri C.A.I.: n. 101. - n. 110: Caprile – Cà San Marco.
Le valli e vallette di S. Brigida e Cusio sono:
Al de Bint - Al de Tovo - Al dei Sass - Al Perone - Al di Ruch - Al Finera - Al de l'Oro - Al Lavina.
Una leggenda del paese (le nostre origini)
"Homo selvatico" di Umberto Zanetti
Altra leggenda del tempo della pacifica convivenza fra il selvatico e il civile è quella che narravano un tempo i mandriani che frequentavano i pascoli di Mezzoldo, di Cà San Marco e della Val Gerola, dove l’uomo dei boschi era chiamato Gigiàt (il passo che separa la Val Brembana dalla Valtellina è tuttora detto Pass de l’Umì). Si diceva che un gruppo di bergamini all’alpeggio si stesse arrabattando per ottenere il burro dal latte con l’impiego delle zangole senza approdare ad alcun risultato quando un gruppo di gigiàcc uscì all’improvviso dalla vicina foresta: gli uomini fulvi e pelosi si avvicinarono ai malghesi con gesti rassicuranti e larghi sorrisi, poi diedero di piglio alle zangole e in poco tempo ne ricavarono un burro perfetto. I mandriani non avevano ancora finito di osservare ammirati quel burro che i selvatici presero il siero del latte, lo versarono nella caldaia, accesero il fuoco e rimescolarono il siero fino a farlo diventare cera. Poi scoppiarono in grandi risate, improvvisarono una piccola danza, salutarono i mandriani dando loro delle robuste pacche sulle spalle e canticchiando allegramente un’antica canzone dalle parole incomprensibili s’infrattarono nella foresta. Il giorno successivo i mandriani ripeterono scrupolosamente le operazioni compiute dai selvatici ma al posto del burro e della cera ottennero
soltanto dei fetidi intrugli. Questo racconto, nonché confermare la conoscenza che il selvatico vantava della tecnica casearia, tendeva ad attribuirgli poteri misteriosi a un dipresso dalla magia. Alcuni mandriani della zona di Cà San Marco, che ancora nel Novecento solevano raccontare questa
leggenda agli escursionisti, sostenevano che i selvatici usciti dal bosco per produrre il burro e la cera fossero molto alti, agili e robusti e che la forma del loro volto richiamasse quella del muso dell’orso, il che è da ascrivere al tempo in cui si attribuirono all’uomo selvatico caratteristiche animalesche prelusive alla sua demonizzazione.
Homo selvatico - Ol Rossàl di Santa Brigida di Umberto Zanetti.
Ancora più evidente e serrato è il contrasto fra il civile e il selvatico nella leggenda del Rossàl, raccolta e diligentemente narrata da Carlo Traini. Questo Rossàl, che abitava in una casaccia di Carale, contradella del comune di Santa Brigida, era trasandato e arruffato, aveva i capelli ramati e un ceffo orribile, si divertiva a spaventare le donne e i bambini con gesti minacciosi, trascorreva gran parte del suo tempo andando a caccia e rubacchiando, quando ritornava in paese infastidiva e disgustava i vicini ubriacandosi e bestemmiando senza remissione alcuna, con una insistenza ed un compiacimento tali da suscitare scandalo. Una volta al costone della Snandra il Rossàl s’imbatté in quattro camosci; stava prendendo.la mira quando uno degli animali gli disse in tono severo: Àrda de no tirà, Rossàl!. L’uomo fece partire un colpo ma gli animali gli si avvicinarono
ingigantendo minacciosi. Al lontano rintocco della campana di Santa Brigida essi però svanirono improvvisamente in una densa folata sulfurea. Il Rossàl sospettò che quattro demoni gli avessero teso un agguato ma nonostante ciò non pensò minimamente a ravvedersi e non mutò costume: rubò una capra, si prese una sbronza solenne e bestemmiò a squarciagola finché il sonno non lo vinse. La sera del giorno successivo si trovava dalle parti di Cassiglio quando il sentiero gli venne conteso da una strana bestia che assomigliava ad un maiale fosforescente.
Il Rossàl non si perse d’animo ed assestò un gran calcio all'animale, che scomparve mentre con un tuono tremendo il sentiero franò sotto i piedi dell’uomo. Questi trovò la forza di rialzarsi dalle macerie e di raggiungere con passo malfermo la sua abitazione in preda allo spavento.
Al mattino fu trovato morto. La sera quattro giovanotti ne vegliarono il cadavere, come costumava a quel tempo; al rintocco della mezzanotte un vento impetuoso spense i lumi e i giovani avvertirono una strana presenza: quando riaccesero le lampade, si avvidero che il cadavere del Rossàl
non c’era più: il demonio in persona se l’era portato via. Quella stessa notte Berlicche, per dare una prova del suo passaggio in quel di Santa Brigida, incendiò da quelle parti tre boschi.
Anno 1901 da La Nuova Italia - Abitanti: n. 941
È situata nella Valle Averara, su colline, fra prati e boschi. È stazione climatica. Sul Monte Parissolo vedesi una cascata ed havvi una cava di ferro e rame ora non coltivata, ed una di gesso. Antichissima la Chiesa Parrocchiale omonima. Il territorio dà patate – segale – granoturco – fieno e legna. Vi si fa allevamento di bestiame e commercio di formaggio. Bindo: da "binda", striscia di terra.
Anno 1951 da "Luigi Dodi" m. 850
Ampia e amenissima distesa ondulata di colli fra Averara e Cusio. Varie frazioni sparse nei punti più belli e soleggiati fra praterie e pascoli. Conta complessivamente un migliaio di abitanti di cui circa ottocento stabili. In passato le attività prevalenti erano quelle di mandriani, carbonai e legnaioli, nonché di produttori di chiodi che utilizzavano il ferro delle fucine di Cassiglio. Oggi, più che i proventi delle risorse della terra, contano quelli della bellezza del panorama e della giacitura tanto favorevole al soggiorno estivo. Santa Brigida appare infatti in continuo rinnovamento e sviluppo, con molte case ridenti distribuite come in un grande parco naturale.
Tratto dall'Annuario 2006 del C.A.I. alta Valle Brembana